Mike Johnson, chi è lo Speaker della Camera Usa: volto moderato dei repubblicani e anti Trump

Ha convinto il 47% del gruppo repubblicano alla Camera a votare per gli aiuti all'Ucraina, a Israele e Taiwan

Mike Johnson, chi è lo Speaker della Camera volto moderato dei repubblicani e anti Trump
di Anna Guaita
4 Minuti di Lettura
Lunedì 22 Aprile 2024, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 14:49

Ha 52 anni, praticamente un giovinetto paragonato a tanti leader di tutti e due i partiti. Nei suoi primi mesi come Speaker della Camera ha anche accumulato vari inciampi, ed è sembrato troppo condizionato dalla fede e dalla lealtà a Donald Trump.

Eppure, Mike Johnson ha sorpreso tutti e ha compiuto poco meno che un miracolo: ha convinto il 47% del gruppo repubblicano alla Camera a votare per gli aiuti all'Ucraina, a Israele e Taiwan. Il pacchetto di leggi di finanziamento, fermo alla Camera da mesi dopo che era passato al Senato, è stato approvato con una forte maggioranza bipartisan, per la gioia della popolazione americana che chiede sempre ai propri politici di governare trovando compromessi e accordi.

Elezioni Usa, Repubblicani: non solo Donald 

Ma quel che ha stupito e affascinato è il fatto che Johnson ha dimostrato al Paese che non tutti i repubblicani sono schierati in modo inamovibile al fianco di Trump, che molti hanno il coraggio di disobbedirgli e sono interessati a proteggere le istituzioni e il ruolo dell'America nel mondo. Con il voto di sabato sera ha dato forza e visibilità all'ala istituzionalista del partito, composta da quelli che scherzosamente vengono soprannominati «i norme», dall'aggettivo «normale», in contrasto con gli estremisti che non vogliono mai nessun compromesso o accordo con il partito avversario.

La domanda che adesso gli osservatori si pongono è se Johnson riuscirà a portare avanti questa nuova realtà di collaborazione. In attesa c'è il pacchetto legge per la riforma dell'immigrazione, intitolato “End The Border Catastrophe Act”. Se Johnson riuscisse a lavorare con i repubblicani tradizionalisti ei democratici moderati sarebbe un successo storico. Non è inverosimile, perché davanti alla crisi al confine e alla sofferenza elettorale che essa comporta per il presidente Biden, i Dem hanno già offerto allo Speaker su un piatto d'argento condizioni favorevolissime, accettando restrizioni al diritto di asilo che fino a poco tempo fa sembrerebbero irreali.

«La parte giusta»

Ma Johnson dovrebbe convincere quel 47% del suo gruppo che lo ha seguito sull'Ucraina a disobbedire una seconda volta agli ordini di Trump, che ha bocciato una vasta e severa riforma dell'immigrazione preparata in modo bipartisan dal Senato. Johnson stesso sull'Ucraina era restio a finanziare altri aiuti, ma l'aver potuto leggere i rapporti dell'intelligence lo ha spinto a scegliere «di schierarsi con la parte giusta della Storia» come ha detto lui stesso.

Ucraina, gli Usa sbloccano gli aiuti: in arrivo 60 miliardi. Kiev: salveranno tante vite

È significativo che nel descrivere la sua scommessa, abbia citato Ronald Reagan, il grande padre del partito repubblicano, conservatore ma umano e internazionalista, recentemente accantonato dall'ideologia isolazionista del trumpismo. La lezione di Reagan rimane viva nel cuore di tanti repubblicani, purtroppo per Johnson, però, molti dei “reaganiani” al Congresso si sono ritirati o hanno annunciato un imminente ritiro. Sono almeno 24 i repubblicani che non corrono per la rielezione a novembre alla Camera e sono tutti istituzionalisti disposti ad appoggiare la leadership ea sostenere accordi bipartisan.

La mozione per rimuoverlo (e punirlo per la sua collaborazione con i Dem)

Johnson rischia inoltre di essere sfiduciato e di vedere il suo lavoro di fine ricamo troncato di colpo. La deputata estremista Maga Marjorie Taylor Greene ha presentato mozione per la sua rimozione, proprio per punirlo di aver collaborato con i Dem, e ieri pomeriggio ha chiesto a Johnson di dimettersi se non vuole un voto in aula che potrebbe sfiduciarlo. Un simile passo significherebbe riportare il caos alla Camera, con un inevitabile ritorno alla paralisi governativa. Johnson ha già fatto un miracolo, tra l'altro, ha detto, «dopo molto pregare». Se riuscisse a compierne un altro, passerebbe comunque alla storia, anche se la furibonda Marjorie riuscisse poi a sfiduciarlo e licenziarlo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA