Attentato a Mosca, Putin accusa l'Ucraina: «Kiev li ha fatti entrare in Russia». Le vittime sono 143, arrestati quattro tagiki

Lo zar: «Kiev li ha fatti entrare in Russia». Zelensky: incolpano sempre qualcun altro

Attentato a Mosca, Putin accusa l'Ucraina: «Kiev li ha fatti entrare in Russia». Le vittime sono 143, arrestati quattro tagiki
di Mauro Evangelisti
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Sabato 23 Marzo 2024, 23:53 - Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 12:48

Undici arresti, quattro sono i terroristi che hanno confessato l’assalto alla sala concerti di Mosca, sia pure con parole sconnesse, minacciati dagli uomini delle forze di sicurezza russe che a uno di loro hanno tagliato un orecchio, costringendolo a mangiarlo. In serata la Bbc ha anche diffuso una notizia raccolta da servizi segreti russi: ci sono due vittime tra i terroristi. Uno è morto nel teatro durante l’assalto, l’altro a Bryansk dove sono avvenuti gli arresti. Putin compare in tv per dire: «La pagheranno cara». Il giorno dopo il massacro del Crocus City Hall, nell’hinterland di Mosca, a trenta chilometri dalla piazza Rossa, in cui i servizi di sicurezza della Russia si sono fatti beffare nonostante l’allarme su un possibile attentato terroristico fosse stato diffuso due settimane prima dagli Stati Uniti, sono stati catturati gli attentatori. E i russi diffondono una serie di video degli interrogatori, alcuni anche molto crudi. Putin prova a smontare la rivendicazione dell’Isis rilanciando la «pista ucraina». Replica Zelensky: «Per quello che è successo a Mosca ovviamente Putin sta cercando di incolpare qualcun altro. Hanno sempre gli stessi metodi. È già successo».

Le accuse di Putin

Dice il presidente russo, mentre il bilancio delle vittime accertate sale a quota 143 e ancora l’incendio dell’enorme sala concerti non è ancora stato completamente estinto: «Tutti e quattro gli autori diretti dell’attacco terroristico, tutti coloro che hanno sparato e ucciso persone, sono stati arrestati. Cercavano di nascondersi e si dirigevano verso l’Ucraina, dove, secondo le prime indagini, era stato predisposto un varco dal lato ucraino per attraversare i confine. Nostro dovere comune è essere uniti, tutti i cittadini del Paese hanno il dovere di essere uniti». Putin dunque non accusa direttamente Kiev, ma comunque fa serpeggiare il messaggio che l’Ucraina abbia favorito e appoggiato il massacro. E mentre la popolazione è sconvolta, addolorata, commossa e si mette in fila per donare sangue da destinare agli ospedali dove sono ricoverati centinaia di feriti (44 sono in gravi condizioni), Putin prova ad aggirare il tema del fallimento dei suoi servizi di sicurezza, cerca sostegno per la guerra contro l’Ucraina e rispolvera il tema della lotto al nazismo: «I terroristi andavano a uccidere, proprio come una volta facevano i nazisti e subiranno una inevitabile punizione». Kiev ha respinto le accuse di Mosca: «Sono assurde, la zona di confine è piena di unità militari. Suggerire che i sospetti si stessero dirigendo verso l’Ucraina significherebbe dire che sono stupidi o vogliono suicidarsi».

I terroristi

Ecco, i presunti terroristi.

Sono quattro, sono terrorizzati, parlano male russo, dicono che hanno agito per pochi soldi, 500mila rubli, poco più di 5mila euro. Sono del Tagikistan, ma uno di loro dice di essere entrato in Russia il 4 marzo dalla Turchia e di aver alloggiato con gli altri in un ostello di Mosca. Dopo la cattura, raccontano di essere stati arruolati via Telegram da un “predicatore”, non tutti e quattro si conoscevano tra di loro. Nei video diffusi dalla forze di sicurezza russe, appaiono magri, confusi, quasi dei disagiati. Ecco, davvero non diresti che sono gli stessi che venerdì sera hanno fatto irruzione nel Crocus City Hall, beffato la vigilanza della sala dove era in programma il concerto di una band molto famosa, i Picnic, sparato a decine e decine di persone, causato esplosioni, bruciato e distrutto una struttura che conteneva 6.200 spettatori. Sono poi fuggiti tranquillamente, senza che nessuno riuscisse a bloccarli, se si esclude Mikhail, uno spettatore, che per difendere la moglie ha disarmato uno dei quattro. Sono saliti a bordo di una Renault bianca mezza scassata sulla quale erano arrivati, con una strana targa bielorussa, e hanno evitato i controlli di una capitale sotto assedio fino ad arrivare, a Est, a Bryansk, non lontano dal confine con l’Ucraina, dove ieri sono stati bloccati. Già qui qualcosa non torna: erano i quattro uomini più ricercati della Russia, avevano appena ucciso centinaia di persone, ma non hanno pensato di cambiare automobile, tra l’altro un modello molto riconoscibile e non così comune, e si sono diretti verso uno dei confini più sorvegliati al mondo. Racconta l’agenzia di stampa russa Ria Novosti: ieri mattina «nella regione di Bryansk, a 100 chilometri dal confine con l’Ucraina, è stata avvistata una Renault Symbol ricercata. I criminali hanno ignorato la richiesta della polizia di fermarsi e hanno aperto il fuoco sull’auto. L’auto si è ribaltata, l’autista e tre passeggeri sono stati tirati fuori dall’abitacolo e legati. In questo caso, uno dei terroristi è rimasto ferito». È emerso che in tre avevano dei Kalashnikov e dei coltelli, un quarto del liquido infiammabile con cui ha provocato l’incendio. Per quell’azione spietata e terribile che hanno compiuto, lasciando almeno 143 cadaveri, uccisi dai colpi di arma da fuoco ma anche dal fumo del rogo, avevano fatto pensare a un commando super addestrato, dei Rambo pronti a tutto. Invece, le immagini di ieri, hanno mostrato più o meno dei balordi, smunti e disorientati. Negli interrogatori non hanno parlato di legami con l’Ucraina, come ha voluto fare intendere Putin, ma appunto uno dei quattro, che dice di chiamarsi Fariddun Shamsutdin, nato il 17 settembre 1998, sostiene di essere stato ingaggiato via Telegram da un «assistente del predicatore». Appare tenuto a terra, nel fango, dagli agenti russi. Nell’ostello di Mosca dove i quattro hanno abitato i gestori ai giornalisti hanno risposto con una delle frasi più scontate: «Erano educati, salutavano sempre». Anche lo Stato islamico, o meglio l’Isis-K (Stato islamico Khorasan), il gruppo terrorista che opera tra Afghanistan, Pakistan e Iran, ieri ha diffuso una nuova rivendicazione, su Telegram. L’agenzia di stampa Amaq del gruppo militante su Telegram ha scritto: «L’attacco si inserisce nel contesto di una guerra furiosa tra lo Stato Islamico e i Paesi che combattono l’Islam».

Coltello

C’è anche una foto, scattata prima dell’assalto alla sala concerti, dei quattro terroristi, con il volto coperto. Secondo alcune verifiche di fonti indipendenti i capi di abbigliamento corrispondono con quelli dei quattro arrestati. Una delle clip più pesanti è quella che mostra un agente delle forze speciali che taglia un orecchio a uno dei quattro presunti terroristi, tenuto a terra sul fango, e poi lo costringe a mangiarlo. Anche l’Fsb (i servizi di sicurezza russi) sostiene che i quattro avessero dei «contatti in Ucraina». Un altro degli arrestati ha detto di chiamarsi Muhammadsobir Fayzov, 19 anni appena. Secondo alcuni canali Telegram, è rimasto ferito durante l’arresto all’occhio sinistro ed è originario di Dushanbe, capitale del Tagikistan. In passato ha lavorato da un barbiere nella regione di Ivanov. In Russia ora c’è chi chiede la pena di morte per i terroristi che hanno assaltato la sala concerti alla periferia di Mosca.

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