«Su alcuni temi di interesse generale per il Paese si possono trovare anche convergenze tra destra e sinistra». A distanza di una settimana dalle comunicazioni del premier che hanno segnato le sorti dell’Esecutivo di unità nazionale, Massimiliano Fedriga sembra voler portare avanti il metodo di lavoro intrapreso dal governo Draghi. Con o senza di lui. Nel segno del pragmatismo e della ragion di Stato. Perché se è vero che, nei giorni scorsi, il governatore del Friuli Venezia Giulia ha mantenuto la bocca cucita sulla scelta intrapresa dal Carroccio in Aula, non ha però lesinato parole di apprezzamento destinate all’ex numero uno della Bce: «Mario Draghi ha condotto un ottimo percorso in mezzo a molte difficoltà con una maggioranza estremamente eterogenea». La stessa che, secondo il governatore, andrebbe rilanciata per far fronte alle emergenze: l’approvvigionamento energetico, i rapporti internazionali e la questione del lavoro, «cose fondamentali» per il Paese - sottolinea.
Il rammarico
All’anelito del governatore, si è sommato, ieri, anche il rammarico del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.
L’agenda
Prima, con l’incontro tra ministri, sottosegretari e poi europarlamentari per parlare dei futuri programmi, nel giorno stesso del discorso di Mattarella. E ribadire fin da subito di star «preparando il futuro governo per approvare pace fiscale, taglio delle tasse e flat tax, riforma delle pensioni e nuovi decreti sicurezza». Poi, venerdì scorso, il secondo tempo, proprio con i governatori. Chiamati a offrire «spunti utili in vista dei dossier più interessanti» e ai quali assicurato la «massima presenza» sui territori». Con un esplicito il riferimento proprio al presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, ma anche al lombardo Attilio Fontana, così come all’umbra Donatella Tesei e al veneto Luca Zaia. Che più di altri hanno mostrato sostegno al premier, pur non rinnegando la linea di partito.