Forza Italia e le “nuove” Dc, è caccia al voto di centro. Per i sondaggisti, gli eredi della Balena possono arrivare (tutti insieme) fino al 20%

L’exploit degli azzurri è l’indice di una tendenza: gli elettori vogliono i moderati

Forza Italia e le “nuove” Dc, è caccia al voto di centro. Per i sondaggisti, gli eredi della Balena possono arrivare (tutti insieme) fino al 20%
di Mario Ajello
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Mercoledì 13 Marzo 2024, 00:22 - Ultimo aggiornamento: 08:28

Oggi i voti stanno lì. Al centro. Quello che Tajani-Battiato chiama il «centro di gravità permanente». Perfino la Lega che stringe al Sud il patto con l’Udc di Cesa e con i democriatian-sicilianisti di Raffaele Lombardo, e che ha in Fedriga e in Zaia due esemplari di centrismo nordista, cerca - nonostante Salvini voglia molto coprirsi a destra - di coltivare quello spazio di mezzo assai sottovalutato finora. E che invece, al tempo della radicalizzazione di tutto favorita anche dall’uso distorto dei social, sta trovando un senso che elettoralmente non sfugge a nessuno. Il centro come luogo del non-grido e della pacatezza, della responsabilità e della concretezza, di una moderazione che è modernità e non ritorno indietro con lacrima da nostalgici scudocrociati. 

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Forza Italia e le “nuove” Dc, è caccia al voto di centro

I sondaggisti dicono che vale oltre il 20 per cento questo centro, e fa tanta gola intercettare e rappresentare la crescente richiesta da parte dei cittadini - lo dimostrano i risultati abruzzesi di Forza Italia al 14 ma anche di Noi Moderati passati dallo 0,7 al 2,8 per cento e di Azione con il 4 - di una politica che non ubbidisce all’ideologia e all’aggressività e diventa perciò fattore di innovazione.

Si pensa abitualmente al centro (a proposito, ne è un gran cultore l’eterno democristiano Rotondi, per non dire di Tabacci e Mastella) come a un luogo stantio, e invece sta diventando un luogo vivace e dinamico. Si sono spostati al centro, e non solo verso Meloni che proverà a far sua la virtù dello stare al centro anche per piazzarsi al centro del prossimo potere in Europa, molti elettori leghisti, stando a quel che dicono gli esperti di flussi elettorali.

E uno di loro, Fabrizio Masia, l’ad di Emg Different, osserva: «Esiste uno spazio elettorale che guarda ai valori liberali, del popolarismo europeo, che poi sono quelli lasciati in eredità da Berlusconi e che evidentemente sono considerati ancora importanti». È dimostrato dai numeri che questo spazio ha come principale referente Tajani, e non solo per un’onda lunga del ricordo di Berlusconi ma per un bisogno che non guarda al passato. Se non fosse così, un politico acuto come Matteo Renzi - fresco autore del libro «Palla al centro» - non proverebbe a dragare questo terreno. In cui la vera palla ce l’ha il Ppe, e la nuova polemica renziana contro Tajani e contro von der Leyen è proprio un modo per inserirsi nel centro e sottrarne la massima porzione possibile dall’ambito del popolarismo portandolo in uno schema terzo polo e non centrodestra o centrosinistra. Operazione simile a quella del nemico Calenda («Mi sono rotto le balle del campo largo»). E che cosa dire dei riformisti Pd che attribuiscono la sconfitta in Abruzzo alla poca capacità del Nazareno a parlare agli elettori non di sinistra? 


OCCHI A BRUXELLES
Intanto, proprio perché sente il desiderio di coesione e di operatività nello spicchio mediano dell’elettorato, Tajani sta cercando di aggregare tutto l’aggregabile, movimenti locali, liste civiche, figure come Moratti e Albertini o come i vari ex leghisti da Tosi a Cota e forse Volpi che saranno in lista (ieri la prima riunione azzurra sul tema candidature), per fare il bottino pieno del 10 per cento alle Europee. In cambio Tajani offre la garanzia che nel nuovo assetto Ue post-voto, questa forza europeista conti e decida lì a Bruxelles dove si determinano le vere strategie comunitarie e interne ai vari Paesi membri. Un’offerta di pragmatismo è quella del centro, sia di chi già lo rappresenta sia di chi aspira a farsene interprete. Il voto di giugno dirà quale centro è più capace di conquistare una sua centralità.

 

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