Sandokan, chi è Francesco Schiavone: la malattia e cosa può rivelare il super boss del clan dei Casalesi

Soprannominato così per i capelli lunghi e la presunta somiglianza con l'attore Kabir Bedi (ma lui ha sempre odiato il paragone), si è pentito davvero. Complice forse la malattia che da tempo lo affligge

Sandokan, chi è Francesco Schiavone: ecco cosa può rivelare il super boss del clan dei Casalesi
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Venerdì 29 Marzo 2024, 11:26

Per ventisei anni la voce è rimbalzata di continuo. "Francesco Schiavone si è pentito". E puntualmente è stata smentita. Mai proferito parola. Mai collaborato con la giustizia. Una volta, dal suo 41-bis, a pochi mesi dal suo arresto, ha preso carta e penna lui per fermare sul nascere l' "accusa", scrivendo a un giornale locale.

Il pentimento

Ora Francesco "Sandokan", così soprannominato per i capelli lunghi e la presunta somiglianza con l'attore Kabir Bedi (ma lui ha sempre odiato il paragone), si è pentito davvero. Complice forse la malattia al tumore che da tempo lo affligge, si è pentito il fondatore della cosca che ha ridisegnato la mappa criminale del clan dei Casalesi e scritto la storia della Camorra lasciandosi dietro una lunga scia di sangue nell'agro aversano tra gli anni '80 e '90. 

È stata una scelta sofferta, dopo ventisei anni di regime di carcere duro. E chissà che non abbia avuto un ruolo il pentimento di uno dei suoi figli. Nicola Schiavone nel 2018 aveva fatto la stessa scelta. Nel 2021, tre anni dopo, decise di collaborare con la giustizia il fratello Walter. Ora l'annuncio del pentimento più cercato e quasi inspirato dagli inquirenti, quello del boss capostipide della cosca che potrebbe squarciare il velo su tanti misteri irrisolti del cnal dei casalesi e risolvere casi rimasti avvolti nell'ombra per lungo tempo.

I misteri irrisolti

Come la scomparsa di Antonio Bardellino, il rivale assassinato in Brasile su ordine di Sandokan nel 1988. Così almeno fu ricostruito durante il processo Spartacus - il grande processo contro i Casalesi che in dodici anni, dal '98 al 2010, ha portato alla condanna di 115 persone - anche se il corpo di Bardellino non è mai stato ritrovato e più volte gli inquirenti hanno sollevato dubbi sulle circostanze del suo seppellimento. Se Bardellino oggi fosse ancora vivo, avrebbe 78 anni.

Una nebbia che ora potrebbe diradarsi dopo il pentimento di Schiavone, che per molti anni ha retto la cosca insieme ad altri tre leader camorristi: Michele Zagaria, Francesco Bidognetti e Antonio Iovine. Figlio di un agricoltore di Casal di principe, nato il 3 marzo 1954, "Ciccio" inizia prestissimo la sua carriera criminale, a soli 18 anni. Una gavetta in piena regola. Prima autista del boss Umberto Ammaturo, poi guardia spalle di Bardellino, fondatore del clan Casalesi, contro cui si rivolterà in seguito. 

La gavetta criminale

Il primo arresto appena compiuti i diciotto anni.

Siamo nel 1972: Sandokan finisce in manette per detenzione e porto abusivo di arma da fuoco. Ma in carcere resta pochissimo e inizierà subito ad arricchire il suo palmarès criminale. Un'escalation rapida. Prima le denunce per armi, lesioni, spari in luogo pubblico. Poi la partecipazione ad agguati e omicidi, le guerre fra clan della Camorra che hanno macchiato di sangue Terra di Lavoro lasciando a terra centinaia di vittime.

Il "battesimo" nel Clan arriva nel 1981 insieme al cugino Carmine, l'ingresso ufficiale in "Cosa nostra casalese". Con Bardellino e Mario Iovine, leader di spicco della Nuova Famiglia, Schiavone si schiera contro la Nuova camorra organizzata (Nco) di Raffaele Cutolo.

Nel 1989 un nuovo arresto, questa volta in Francia vicino a Lione, a Millery. Una maxi operazione di Interpol, Criminalpol e polizia francese. Anche questa volta però "Sandokan" torna in libertà quasi subito: dopo poche settimane il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dispone la scarcerazione per decorrenza termini.

 

La scalata

Schiavone prosegue nella sua ascesa ai vertici del clan. Si guadagna la fiducia assoluta di Bardellino affiancandolo nella guerra alla Nco, colonnello in prima fila nella faida stragista tra clan opposti. Sconfitto Cutolo, inizia la sua scalata interna cavalcando il malcontento contro il capo e fondatore. Tra i punti di rottura tra l'allievo e il "maestro", l'assassinio del fratello di Mario Iovine, Domenico, su ordine di Bardellino che lo riteneva un informatore dei Carabinieri.

Di qui inizia l'era di Schiavone al vertice della piramide camorrista al fianco di Iovine. Dieci anni di dominio quasi incontrastato, segnato dall'uso sistematico della forza e della violenza sul territorio ma anche da una crescente, capillare ramificazione del clan in alcuni settori dell'economia legale.

L'11 luglio del 1998 l'arresto che pone fine a una lunga latitanza: Schiavone viene trovato in un bunker a Casal di Principe. Da allora sconta diversi ergastoli al regime 41-bis. Sposato con Giuseppina Nappa, ha avuto da lei sei figli (due femmine e quattro maschi), le ultime due figlie sono nate in latitanza.

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