IL MERCIMONIO
«Presidente - dice ancora il ras delle coop - in comune era tutto in vendita, credo che sarò ricordato per una storia gloriosa e perché con le mie parole ho ripulito il comune dal marciume». La compravendita raggiungeva ritmi da Wall street al momento di votare i debiti fuori bilancio. « L'ho fatto sicuramente con Alfredo Ferrari, Pd, anche Pierpaolo Pedetti mi ha cercato per l'emendamento, io gli dissi vabbè mi fai l'emendamento? C'ho l'assegno a garanzia». Smentisce, invece, i pagamenti a Giordano Tredicine: «Non mi ricordo se ho promesso il 10%, forse ma non ne sono sicuro». Soldi sarebbero arrivati anche all'assessore Lucia Funari, della giunta Alemanno: «Si glieli ho dati, confermo, ma non ho le prove».
SOLDI A CASTIGLIONE
Molti, i meccanismi di corruzione che avrebbe osservato anche indirettamente: «Credevo che con le mie parole avrei fatto cadere il governo e pensavo ai soldi per il Cara di Mineo del sottosegretario Castiglione (indagato a Catania) e invece non è successo nulla». Anche delle tangenti di Fimenccanica dice di sapere molto: «Carminati mi mi disse che i 60 mila euro per i quali è stato arrestato Riccardo Mancini (l'ad di Eur) erano destinati al parlamentare Piso», l'inchiesta in questo caso è stata archiviata.
NDRANGHETA? NON LO SAPEVO
Quando si parla dei suoi rapporti con la ndrangheta, essenziali per dimostrare l'accusa di essere uno dei leader di un'associazione mafiosa, Buzzi nega, smentisce, si arrabbia. Sebbene Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero - arrestati dieci giorni dopo la prima retata di Mafia capitale con l'accusa, tra l'altro, di aver garantito gli affari della 29 giugno in Calabria - avessero parlato esplicitamente di alcuni affari e degli interessi della cosca Mancuso a Roma, lui dice di non aver capito di cosa discutessero: «In ogni caso non ho mai conosciuto nessuno della famiglia Mancuso». Secondo quanto ricostruito in aula dai pm Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini, Campennì sarebbe stato il tramite dei Mancuso a Roma, la sua nomina per un appalto avrebbe garantito la protezione della 29 giugno mentre gestiva un Cara in Calabria. Buzzi, però, nega tutto: «Lavoriamo in Calabria dal 2007, Campennì era un amico, non avevo idea di suoi rapporti con le ndrine, della sua famiglia diceva invece che l'avevano rovinato».