La valanga sul Rigopiano: «Le vittime morte sul colpo nella hall»

La valanga sul Rigopiano: «Le vittime morte sul colpo nella hall»
di Italo Carmignani
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Mercoledì 1 Febbraio 2017, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 08:26

dal nostro inviato
FARINDOLA Nella tragedia misurata dalla più irrazionale delle combinazioni, una certezza arriva sul tavolo freddo e crudele dell'autopsia. Sotto le tonnellate di neve e cemento piombate sull'hotel Rigopiano alla velocità di una bomba non c'è stata sofferenza: per ventisette delle ventinove persone rimaste sotto le macerie la luce si è spenta in un solo istante, tutte sono morte sul colpo. Solo due hanno consumato con l'approssimazione di qualche minuto in più la loro scomparsa: Gabriele D'Angelo e Alessandro Giancaterino, cameriere e maitrè dell'hotel, sono morti nella concausa di due fattori, asfissia e assideramento. La triste misura delle cause, dove per le ventisette persone domina lo schiacciamento, diventerà ufficiale tra sessanta giorni, quando i medici legali incaricati dalle famiglie e quelli della magistratura, consegneranno la loro relazione.
 

 


LE INCHIESTE
Come sempre accade, già nel racconto dei soccorritori impegnati nel recupero dei corpi era stata anticipata la teoria. Chi si trovava nella hall dell'albergo pronto per partire verso la salvezza dalle nuove possibili scosse e dal nevone è stato travolto dagli effetti della valanga. Quanti invece erano nell'intercapedine del presepe e della sala giochi hanno avuto la vita salva. Tra questi, quattro bambini. La prima valutazione dei medici calibra anche le tre inchieste e annuncia all'indagine dedicata ai ritardi nell'intervento di pulizia della strada dell'albergo il dubbio più atroce sulla possibilità di evitare la strage. Dalle investigazioni non viene risparmiata neanche la motivazione della natura maligna della valanga. In questo caso, al lavoro ci sono i carabinieri forestali: dopo aver localizzato insieme a esperti il punto esatto del distacco della valanga killer, hanno acquisito dati tecnici e scientifici per spiegare distacco e quindi il devastante scivolamento verso valle delle tonnellate di neve accumulate sul Gran Sasso. Oltre alla natura, si vuole accertare altro. Si tratta di capire se il disboscamento del 2000 lungo il canalone della montagna che ha da scivolo, abbia favorito la corsa della valanga. Al suo interno, infatti, ci sono più alberi piccoli che tronchi grandi. Quindi, un altro interrogativo fa così: un bosco cresciuto avrebbe potuto fermare la furia nevosa?

IL RISCHIO ALTISSIMO
A riguardo, ieri i magistrati hanno ascoltato Pasquale Iannetti, 69 anni, la guida alpina che nel 1999, lanciò per primo l'allarme sul pericolo valanga nella zona interessata al disastro. Iannetti faceva parte della Commissione valanghe di Farindola, ora non più in attività. All'epoca, era il 18 marzo del 1999, aveva redatto una relazione dettagliata, al fine di proteggere l'area dalle valanghe e dalle nevicate particolarmente intense. La guida aveva analizzato la situazione morfologica, al fine di garantire la sicurezza delle infrastrutture alberghiere, strade e parcheggi di Rigopiano. E, sorpresa, come punto vulnerabile, indicò proprio il piazzale del rifugio Acerbo, a pochi metri dal resort. A spiegare meglio, quanto vengano ascoltati poco gli avvertimenti il geologo Mario Tozzi, parlando all'università di Cassino all'inaugurazione dell'anno accademico, è tornato al Rigopiano. Dice Tozzi: «Siamo un Paese di montagna e con altissimo rischio naturale, ma ci illudiamo di essere la Siberia, piatta e senza terremoti. Non è così. Il paesaggio dell'Appennino è costruito da terremoti. Quello in cui viviamo è un paesaggio sismico, ma facciamo finta di essere in spiaggia».

L'ULTIMO FUNERALE
All'appello dei funerali, manca solo quello di Faye Dame. Ma per la cerimonia che riguarda il 30enne tuttofare senegalese dell'hotel c'è da attendere: la sua è l'unica bara della tragedia rimasta ancora all'obitorio di Pescara perché deve volare in Senegal. La famiglia vuole che il vero funerale si tenga nel paese africano. Lontano dal sepolcro di neve e di ghiaccio del Rigopiano.