Proprio il sito FiveThirtyEight, gestito da un gruppo di giovani geni della statistica, fa notare che se Hillary manterrà al voto le stesse percentuali con cui conduce nei sondaggi, la sua marcia verso la nomination sembra sicura. E ciò dovrebbe avvenire nonostante il fatto che i democratici dividono i delegati di ogni Stato su base percentuale, e la conquista del numero magico – ce ne vogliono almeno 2382 per vincere la nomination – si verifica più lentamente che non per i repubblicani, che a partire dal 15 marzo invece smettono di assegnarli su base percentuale e cominciano ad assegnarli sulla base del chi-vince-piglia-tutto.
Nel SuperTuesday di questa settimana, verranno assegnati 865 delegati, e per l’appunto il 66 per cento viene da Stati del Sud – Alabama, Georgia, Tennessee, Texas e Arkansas – dove Hillary è fortemente favorita grazie all’importanza del voto della minoranza afro-americana. Sanders d’altro canto vincerà in modo plebiscitario nel Vermont, lo Stato di cui è senatore, e potrebbe strappare anche una vittoria di misura nel confinante Massachusetts, dove la corrente più liberal del partito democratico gode della maggioranza. Potrebbe vincere anche nell’Oklahoma e nel Colorado, ma è meno probabile. In ogni modo, allo stato attuale delle cose, non avrebbe speranza di scavalcare il vantaggio che Hillary ha quanto a numero di delegati.
E’ vero che dei 502 delegati di Hillary – contro i 70 di Bernie – 451 sono superdelegati, cioé vip del partito (governatori, senatori, deputati e altri leader), ma se Bernie sperava di strapparglieli, la vittoria della Carolina è stata così schiacciante e netta che difficilmente questi potrebbero farsi convincere ad abbandonare quella che sembra la candidata sulla via della vittoria.
© RIPRODUZIONE RISERVATA