Rieti, David festeggia il suo primo anno con il cuore nuovo

L'undicenne reatino David
di Sabrina Vecchi
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Domenica 12 Novembre 2023, 00:10

RIETI - Quando suona il telefono alle 4 del mattino e tu sei felice. «Erano le 4.04, mi ricordo anche i minuti. Ci dissero di andare subito all’ospedale Bambino Gesù, c’erano un cuore e le arterie polmonari per il trapianto di David: era il 13 novembre 2022, un giorno indimenticabile, il dono che attendevamo». David Martini, oggi undici anni, ha aspettato un cuore nuovo praticamente tutta la vita.

La testimonianza. «Abbiamo scoperto la sua patologia quando ero incinta di 7 mesi - dice mamma Luigina - era affetto dalla cardiopatia più grave in assoluto, una severa ipoplasia del ventricolo sinistro, con atresia delle arterie polmonari. Poteva nascere morto, ci avevano fatto allertare le pompe funebri e preparare il vestitino, fu terribile. Ma nacque vivo, pianse subito ed era un buon segno: non lo vidi per nulla, lo operarono subito».
Da allora, un susseguirsi di interventi e difficoltà, finché David non è stato messo in lista per il trapianto.

Due chiamate arrivano anche prima, ma la pandemia allunga l’attesa: «Ci chiamarono a gennaio, ma la sua classe era in quarantena e David, seppur negativo, poteva aver contratto il virus, non era possibile operarlo. Ne arrivò un’altra il 25 agosto, mentre era tornato da Bergamo l’altro mio figlio, Lorenzo. Arrivati quasi al Gianicolo dovemmo tornare indietro perché c’era il cuore ma non le arterie, che dovevano essere trapiantate contemporaneamente. Ebbi una crisi di pianto, ma non ho mai perso la speranza, mai».

L'evoluzione. Intanto David sta sempre peggio, fa fatica a stare in piedi. La mamma è costretta a lasciare il lavoro per assisterlo, si va avanti con lo stipendio da operaio di papà Tony. «Poco tempo prima andammo a Cascia, si avvicinò una suora che donò a David dei petali di rosa, gli chiese quale fosse il suo desiderio. E lui, prontissimo: io chiedo a Santa Rita un cuore nuovo. Lei lo consolò, gli disse che sarebbe arrivato. Tornai a casa piena di fiducia». Quel 13 novembre il Bambino Gesù accoglie la famiglia alle prime ore del mattino. Si fanno i controlli, bisogna fare in fretta. «Non mi chiamate, non suonate mai la campanella, anche dovessi metterci 20 ore, non voglio essere disturbato», raccomanda il dottor Adriano Carotti, il cardiochirurgo che opererà David. «Eravamo stranamente tranquilli, nessuna lacrima - ricorda la mamma - neppure quando lo hanno portato via, era lui che consolava noi. Abbiamo aspettato fuori per interminabili ore: dalle 6.35, il dottor Carotti è uscito pochi minuti prima delle 23, soddisfatto ma molto stanco, l’intervento era difficilissimo, oltre ai trapianti hanno anche dovuto ricostruirgli lo sterno. Ci aspettava un periodo rischioso e difficile, ma David aveva un cuore nuovo». La famiglia si trasferisce da Sant’Elia a Piazza Tevere, obbligata ad abitare nei pressi dell’ospedale almeno fino a un anno dall’intervento. David torna a scuola a maggio, accolto dalla grande festa della Lombardo Radice: «Compagni e insegnanti sono stati straordinari, durante la convalescenza gli mandavano disegni, poesie. Lo stesso dottor Carotti, vedendo foto e video, mi disse che se la gioventù era questa, avremo avuto un ottimo futuro. E poi l’Alcli, che non ci ha mai lasciati soli». Oggi David prosegue con pesanti terapie quotidiane e cerca di rimettersi in pari con gli studi. «A Natale, facemmo un alberello con un angioletto per la bambina che ha donato il cuore a David - sottolinea Luigina. - Puoi sapere solo l’età e dove è morta. Il nostro pensiero va sempre alla sua famiglia, al coraggio di un sacrificio che ha salvato ben sette bambini. Al suo compleanno, David ha fatto volare un palloncino a cuore e ha lanciato un bacio in alto, per lei che gli ha ridato la vita». Ora nuovi controlli e terapie, in contatto con gli angeli senza ali del Bambino Gesù: «Vedi David, eri del colore dei Puffi e ti ho fatto diventare come Peppa Pig», scherza il dottor Carotti con David, che ha ancora un sogno da realizzare: «Mi piacciono i pompieri, le sirene, le gru. Vorrei passare una giornata con loro, perché loro sì che sono coraggiosi». Più di te? «Molto, molto di più».

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