Rieti, profili lavorativi introvabili: un posto su tre rischia di restare scoperto a lungo

Un muratore (foto d'Archivio)
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Lunedì 4 Marzo 2024, 00:10

RIETI - Oltre una figura lavorativa su tre, nel Reatino, non si riesce a reperire con facilità e quindi rischia di restare vacante a lungo. In cima alla graduatoria, personale sanitario, professionisti nelle costruzioni e conducenti, ma non solo. E lo scenario è migliore della media nazionale. Nello specifico, si parla di 5.500 unità lavorative previste in ingresso e circa 2.000 sono di difficile reperibilità. La fotografia sull’incontro tra domanda e offerta di lavoro nella provincia è dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, su elaborazione dei dati dell’indagine Excelsior di Unioncamere-Anpal. Una situazione che ribadisce una diffusa differenza tra domanda e offerta.

I dati. In base all’indagine della Cgia, a Rieti e provincia, sono previsti 5.500 ingressi nel mondo del lavoro in un anno. L’incidenza della difficoltà di reperimento, per le imprese, della figura lavorativa richiesta è del 37,7 per cento, che vale alla provincia sabina l’81esima posizione. All’interno di questi dati, sono 1.200 i profili difficiCome accennato, nel Reatino, va meglio della media nazionale, che presenta una media di difficoltà di reperimento del 40,5 per cento mentre, nel Lazio, è in posizione mediana: situazione migliore di Viterbo e Latina, peggiore di Frosinone e Roma.

Le attività. Alcune professioni, in ambito territoriale, sono più richieste, mentre per altre l’offerta risulta maggiore della domanda.
Nel dettaglio, si riscontra una difficoltà di reperimento pari al 70,4 per cento per operai specializzati, addetti alle costruzioni e al mantenimento di strutture edili, del 57,1 per cento per meccanici artigianali, montatori, manutentori di macchine e del 52,4 per cento per conduttori di veicoli a motore. Nei servizi, il dato più elevato riguarda la criticità nel reperimento nelle professioni sanitarie, con il 78,3 per cento. A determinare la difficoltà nell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro possono essere due fattori: da un lato, la mancanza di candidati - talvolta per carenza di una singola figura nel territorio - e, dall’altra, dalla preparazione non adeguata, complice l’assenza di possibilità di formazione a livello locale e anche per il nodo del calo demografico.
A livello di macro-area (indicativamente Lazio nord), gli indici maggiori di difficoltà di reperimento riguardano, tra gli altri, il personale non qualificato per i servizi di pulizia (22 per cento), commessi e commesse nella vendita al dettaglio (27,2 per cento), e, salendo, camerieri (43,4 per cento) e muratori (42, 3 per cento).

Le osservazioni. Anche per limitare i problemi in questo ambito, tra gli intenti dei futuri corsi universitari con sede locale, ci sono quelli di formare per attività collegate al territorio reatino. «Per contrastare il disallineamento tra scuola e lavoro - osserva il segretario della Cgia, Renato Mason - dobbiamo investire sull’orientamento, spiegando agli insegnanti, alle famiglie e agli studenti che nella vita professionale ci si può affermare anche come lavoratori autonomi. Più in generale, comunque, bisogna ridare dignità al lavoro manuale, pagarlo di più e ricordare a tutti che gli istituti professionali e quelli tecnici non sono scuole di serie B».

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