RIETI - Lo stile è diverso e non solo per l’accento. Ma il punto in comune si trova sempre, e tra Rieti e Verona la parola chiave è stata Pompili. Sabato è stata la giornata del nuovo vescovo di Verona e, in sostanza, del commiato ufficiale dalla città di Rieti al “suo” don Domenico. Nel duomo di Santa Maria Ausiliatrice, pieno fino all’orlo, i posti riservati ai reatini erano circa 200, sui 900 totali. Una piccola invasione di clero e concittadini. Ed è subito dejà-vu, che riporta col pensiero a sette anni fa, quando a parti inverse giunsero a Rieti i parrocchiani di “don Dom” arrivati da Vallepietra e dalla nativa Acuto. La partenza di monsignor Pompili da Rieti lascia in bocca sapori contrastanti: il dolce dei tanti bei ricordi legati alla città, l’amaro di un lascito difficile e di una continuità che potrebbe non essere raccolta dal successore, e poi l’agre paura di non avere più una guida trasversale a cui demandare supporto nei campi più svariati.
I passaggi. A oggi, la Chiesa di Rieti è sede vacante: la Santa Sede tace ancora e si attende un amministratore - e chissà che non sia proprio Pompili, come fu per Ascoli - che traghetti la diocesi verso la nomina del nuovo vescovo. Un nome che si è fatto aspettare per tutta l’estate. Intanto, intorno all’Arena illuminata di rosa per il mese della prevenzione femminile, nel fine settimana era tutto un allegro viavai di reatini. Ma sono stati moltissimi anche quelli che hanno seguito a distanza tramite l’emittente Telepace, inondata di messaggi affettuosi per il vescovo Pompili.