Raggi: la realpolitik modello Virginia tra accuse, claque e trovate pop

Raggi: la realpolitik modello Virginia tra accuse, claque e trovate pop
di Mario Ajello
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Giovedì 11 Agosto 2016, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 14:40


ROMA Il contrappasso funziona così. Per la prima volta, in maniera plateale, addirittura sotto gli occhi della statua gigantesca di Giulio Cesare che sospende il giudizio, il grillismo non va in scena nella parte consueta dell'accusatore ma in quella insolita dell'accusato. E la sindaca Raggi, sul caso Muraro, sul conflitto di interessi che viene rimproverato all'assessora e in generale sull'emergenza rifiuti, cerca di ribaltare il gioco. Attaccando: «I romani sanno di chi è la colpa» del disastro Ama. Ovviamente del Pd. «Ma vuole continuare in eterno con la campagna elettorale?», è il rimprovero di Roberto Giachetti, nell'aula Giulio Cesare, nel primo scontro pubblico tra i due ex sfidanti dopo il voto per il Campidoglio. Questa più che sul futuro - poche le proposte e a volte un po' così: «Metteremo un chip sui cassonetti», «Ora parte il tavolo inter-istituzionale con la Regione sui rifiuti», «Faremo centri di riparazione e di riutilizzo di letti rotti e vecchi frigo per alleggerire la mola di spazzatura», promesse di sindaca - sembra una partita tra il presente e il passato. La Raggi attacca i dem su Mafia Capitale («Aspettiamo ancora un consiglio comunale straordinario su quella vicenda»), allontana Cerroni dalla Muraro («Siete voi della sinistra che per decenni avete dato tutto il potere a lui e infatti viene chiamato l'ottavo re di Roma»), mentre la capogruppo del Pd, Michela Di Biase, rimprovera con veemenza alla sindaca in questo show del contrappasso gli atteggiamenti del grillismo d'antan: «Che cosa avreste detto voi 5stelle se uno di noi avesse avuto, come ha avuto la Muraro, rapporti professionali con Panzironi e telefonate con Buzzi?». E ancora: «E Di Battista? Dov'è Di Battista? Non lo vedo tra il pubblico a gridare onestà-onestà!».
 
OVAZIONI
Il pubblico è una claque pentastellata. Che si aggiunge ai consiglieri grillini impegnati in standing ovation appena la sindaca dice qualcosa di combat. E guai a toccare la Muraro e Virginia perché la curva M5s insorge: «Zitti voi, siete tutti ladri!», è il grido più volte rivolto ai consiglieri d'opposizione alle prese con la potenza numerica del partito Raggi. Stefano Fassina, per Sinistra italiana, incalza: «La sindaca dà tutta la colpa al passato. Ma vogliamo sapere del futuro». I dem fanno notare che il quel passato c'era anche la Muraro come «quasi dirigente di Ama». Per la Lista Marchini, il consigliere Onorato interviene così: «Perché lei, Raggi, ha come assessora chi ha vigilato male su Ama?». La Muraro parla solo, e in breve, su un ordine del giorno. La Raggi le fa da scudo, ogni tanto confabulano e «l'ho scelta perché in grado di girare la chiave della macchina Ama e farla subito partire» (dice l'una dell'altra).
Il papà di Virginia si affaccia nella sala, la sindaca lo vede intrattenersi con qualche giornalista e con la mano gli fa un cenno chiarissimo che significa smamma e lui va via dicendo: «Spero che mia figlia vinca questa partita. Non per lei, ma per il bene di Roma». Ed ecco i consiglieri di Fratelli d'Italia che si piazzano davanti all'assessora immobile e con il vestito nero («Ma non sono in lutto», informa prima di salire sul suo scranno) e srotolano un cartello che fa il verso alle Olimpiadi in cui si legge: «Muraro, medaglia d'oro per le consulenze». E la giunta dov'è? In aula non compare, se non poco e a sprazzi. E il super-assessore Minenna s'affaccia appena un attimo.

LO STILE
Raggi (al netto di qualche risolino sarcastico, di qualche sbeffeggiante «bah» e di qualche risposta elusiva o sbrigativa: «Il milione e 200 per la Muraro in 12 anni è compenso in linea con il mercato») non se la cava male. Un po' maestrina, un po' avvocata, un po' politica sperimentata (di già?) che prova a troncare e a sopire (sullo schema del moderatismo classico che evidentemente convive con la promessa di discontinuità) di fronte alle domande degli avversari. Ed eccola in chiave migliorista: «Negli ultimi giorni la situazione dell'immondizia la stiamo risolvendo». Ma anche nel format apocalittico: «Allarme sanitario per Roma». E in quello vittimista («Non temiamo la campagna diffamatoria di certa stampa») e da teoria del complotto: «Forse Muraro viene attaccata perché in Ama era troppo scomoda». Insomma un po' il grillismo traditional e un po' il neo-grillismo da realpolitik di governo.
Alla fine chi ha vinto questa battaglia, somigliante a un processo politico di tutti a tutti? L'impressione è che abbia vinto il pareggio. Ma le pene di Roma continueranno.
 

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