Affittopoli, la resa dei giudici: tutti assolti i dirigenti del Comune

Affittopoli, la resa dei giudici: tutti assolti i dirigenti del Comune
di Michela Allegri
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Giovedì 21 Settembre 2017, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 10:19

Cento milioni di euro di danno erariale, 300 procedimenti pendenti, 200 dei quali già arrivati a processo. E il ruolo d'udienza intasato per più di un anno, tanto da convincere la procura, dopo una raffica di assoluzioni fotocopia, a rinunciare alle cause. La prima tranche dell'inchiesta affittopoli della Corte dei conti, quella relativa alla concessione alle onlus di immobili comunali a canone agevolato, si conclude con un nulla di fatto. Perché, dopo una ventina di assoluzioni arrivate a stretto giro per i sette dirigenti del Comune che si sono avvicendati negli anni alla guida del dipartimento Patrimonio, i magistrati contabili hanno deciso di far decadere progressivamente le cause, azzerando le contestazioni. La decisione è stata comunicata due giorni fa in apertura dell'ultima udienza a carico dei dirigenti chiamati a rispondere di un danno erariale da capogiro. La svolta è arrivata in mattinata, quando la terza sezione d'appello ha ribaltato l'unica sentenza di condanna ottenuta dalla procura, che risale al dicembre 2015 e sulla base della quale sono stati compilati più di 300 capi d'accusa successivi. Per i giudici, il danno erariale non esiste, visto che il Comune era legittimato ad applicare lo sconto dell'80 per cento sui canoni negli immobili riservati alle associazioni con valenza sociale.

L'APPELLO
La sentenza d'appello che ha segnato la svolta riguarda l'assoluzione di Cinzia Marani, ex dirigente del dipartimento Patrimonio, assistita dall'avvocato Stefano Rossi. Il 4 dicembre 2015 era stata condannata a restituire 40mila euro al Comune per l'affidamento di un appartamento in via Sabotino all'associazione Assoforum, avvenuto nel 2009. L'affitto, come prevede la delibera del 1996 sulle concessioni alle onlus con valenza sociale, era scontato dell'80 per cento: da 3.079 euro al mese era passato a 615. La dirigente, poi trasferita alle Risorse umane, aveva 120 giorni per verificare i requisiti dell'associazione e perfezionare una regolare concessione. Il termine, però, non sarebbe stato rispettato. Da qui la contestazione di danno per le casse comunali e la condanna. Ora, i giudici d'appello hanno ribaltato la decisione di primo grado, ponendo anche l'accento sull'incuria in cui ha versato per anni il dipartimento che, con carenza di risorse e «inarrestabile riduzione del personale», ha dovuto gestire da solo l'«abnormità del patrimonio del Comune». La conseguenza è stata «l'ingolfamento dei procedimenti per le concessioni provvisorie». Un ritardo che, scrivono i giudici, non solo non sarebbe imputabile ai dirigenti, ma non avrebbe configurato nessun danno erariale. La riacquisizione dell'appartamento, infatti, «non avrebbe determinato vantaggi per l'Amministrazione», visto che il bene sarebbe dovuto essere sempre assegnato ad associazioni del terzo settore e il canone percepibile non sarebbe stato diverso da quello pagato da Assoforum.

FINE SOCIALE
Nelle sentenze arrivate da maggio a oggi si segue la stessa linea. Per i giudici, le concessioni erano regolari, visto che «i locali individuati, destinati a pubblica utilità, non erano utilizzabili come immobili da affittare». Si trattava «di beni non fruibili e per i quali era prevista un'utilizzazione a prezzo ridotto». Tradotto: i locali, che fanno parte del patrimonio indisponibile del Campidoglio, dovevano essere affittati a canone scontato per finalità pubbliche. I magistrati hanno messo nero su bianco che in questo caso non si tratta di «affittopoli» vera e propria, che riguarda invece «casi di morosità per locazioni di appartamenti del patrimonio disponibile». Il filone relativo agli affitti irregolari ai privati, infatti, finirà a processo nel 2018 e solo per il I Municipio si ipotizza un danno erariale da 18 milioni.

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