Roma, killer dei cani, blitz a Villa Pamphili: Forestale nel parco a caccia di veleno

Roma, killer dei cani, blitz a Villa Pamphili: Forestale nel parco a caccia di veleno
di Camilla Mozzetti
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Sabato 23 Maggio 2015, 06:09 - Ultimo aggiornamento: 09:48
Per l'intera mattinata hanno annusato la terra, cercato tra le sterpaglie, con lo scopo di fiutare qualche bocconcino avvelenato. Maya, Datchia e Dingo sono i cani dell'unità cinofila antiveleno del Corpo Forestale dello Stato che ieri, arrivati dal parco nazionale dell'Abruzzo, hanno perlustrato in lungo e largo tutta l'area di villa Doria Pamphili a Monteverde.



Dopo i casi di cani avvelenati da polpette alla stricnica o da piccole prelibatezze al sapore di veleno per topi, denunciati da Il Messaggero, la Forestale ha deciso di vederci chiaro. «Abbiamo preso atto di come il fenomeno - spiega il comandante provinciale del Corpo, Carlo Costantini - sia tornato a inasprirsi nelle ultime settimane, per questo abbiamo programmato una serie di operazioni che nelle prossime settimane interesseranno molti altri parchi e giardini pubblici di Roma».



L'operazione di ieri, condotta dal personale del Nirda, il Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali, si è conclusa senza il ritrovamento di sostanze velenose tra il verde di una delle ville storiche più belle di Roma. Eppure, proprio qui, l'8 maggio scorso, Bo, una golden retriever, veniva uccisa da una polpetta al veleno. Un caso isolato probabilmente che, tuttavia, ha aperto la strada a svariate denunce provenienti da tutta Roma.



SOS SUI SOCIAL Da quel momento sui principali social-network ha preso piede una campagna battente d'allerta, portata avanti dai soli cittadini romani. Cani avvelenati, polpette alla stricnina, avvistate tanto alla Borghesiana quanto alla Farnesina e ancora al Pigneto. Un problema ciclico che torna puntuale ogni anno, quando arriva la bella stagione e proprio i parchi si riempiono di cani. I decessi di animali per avvelenamento, accertati finora dall'istituto zooprofilattico del Lazio, ammontano a otto, avvenuti nell'arco di un solo mese: tra aprile e maggio. Cinque le esche rinvenute, mentre gli avvelenamenti denunciati solo su internet - e non suffragati, dunque, da analisi autoptiche - superano le 15 unità.



Un numero alto seppure inferiore rispetto ai decessi avvenuti nel 2014, quando a morire per avvelenamento furono 14 cani, ben 40 nel 2013 e 20 nel 2012. Ciononostante, moltissimi altri sarebbero i casi non denunciati alle autorità dai proprietari di cani, che per questo contribuirebbero a rendere più difficili i censimenti e le relative azioni di bonifica dei parchi.



«L'avvelenamento di animali domestici - prosegue Cassandra Vantini, responsabile nazionale del Nirda (il Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali) - è un reato perseguibile penalmente, per questo i proprietari dovrebbero rivolgersi sempre a un veterinario che a sua volta, per un'ordinanza del ministero della Sanità, è obbligato ad avvertire le autorità e gli enti territoriali, dando via alle indagini e alle bonifiche delle zone».



Altro problema, di non poco conto, riguarda la reperibilità assai ingente proprio a Roma delle sostanze velenose. Il commercio di stricnina è vietato in Italia, tuttavia il metaldeide così come gli anticoagulanti o gli organi fosforati, sono facilmente acquistabili perché sono sostanze usate in agricoltura come moschicidi e rodenticidi.