La mossa del figlio sullo scranno E il papà: se cade lei, M5S è finito

La mossa del figlio sullo scranno E il papà: se cade lei, M5S è finito
di Simone Canettieri
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Venerdì 8 Luglio 2016, 08:44
C'è Matteo che a un certo punto non ce la fa più. E dopo un'oretta abbondante sotto il fuoco dei flash, per quella che sarà la cartolina così perfetta da essere quasi retorica dell'era Raggi, fa con la manina «basta» ai fotografi. Stop. Sbatte un piede. Si tocca la calzetta sotto ai pantaloncini. Starà pensando: «Ok, sarò pure il figlio della sindaca di Roma, la prima donna, ma me lo fate mangiare un cornetto Algida in santa pace? Ho pur sette anni, accipicchia». Ressa di operatori alla buvette, che dopo averle viste di tutti i colori, ora è solo cinque stelle.

IL SIPARIETTO
La mamma lo guarda e gli fa indicandogli il cesto della differenziata: dove si butta la carta del gelato? Il figlio è subito ubbidiente ed eco-sostenibile. Poco dietro, ormai un passo di lato (ma non per scelta come Grillo) c'è Andrea Severini. Il marito, l'ex marito, insomma quello della lettera aperta la notte del successo elettorale («Tra noi è dura, mi manchi»). Ha portato Matteo a vedere la mamma insieme al resto della famiglia allargata (nonni, zii e studio Sammarco al completo). E adesso si trovano tutti e tre davanti a giornalisti e operatori al bar. Severini guarda la fascia di «Virginia», la tocca, si fissa sullo stemma. Il bimbo è impaziente, e annoiato.
 

D'altronde è stato fotografato senza pietà sul banco del sindaco: l'arrivo, il saluto al pubblico, la prova dei bottoni del seggio, ha bevuto, ha fatto una foto alla mamma con il cellulare, ha toccato la fascia che magari gli sembra una roba da carnevale, ha stretto mani a politici e «cittadini». Insomma, adesso Matteo vuole mangiarsi il gelato. Mamma e papà lo capiscono e scompaiono da una un'uscita laterale. E si dividono. Padre e figlio di nuovo tra il pubblico, Raggi con la fascia al proprio posto per il giuramento. Severini voleva essere qui a tutti i costi, ma si deve essere stancato di parlare della situazione a casa: «Buonasera». «No comment». «Forse di politica potremmo parlare, questo non è un punto di arrivo, ma l'inizio di tutto». Sono i virgolettati strappati al marito o ex, o sono fatti loro, del sindaco.

PARTITO DELLA PAGNOTTA
Per tanta difficile riservatezza, c'è Lorenzo Raggi che invece non si fa tanti problemi. Elegante, cravatta puntellata da fantasie con bilancine gialle - il genero invece è in tenuta da attivista stile banchetto con jeans e t-shirt - parla e commenta. Deve essere un tipo simpatico. Non ha problemi a vedersela con i giornalisti. Dice: «Se fallisce Virginia, fallisce il M5S. Il contratto della Casaleggio? Serve solo a evitare passaggi con altri partiti, ma lei è libera». E ancora: «Ragazzi, devo riprendermi: l'altro giorno stavo davanti al Papa. Chi votavo prima? Il partito della pagnotta. Se sono massone? Sì, ho un masso molto grande a casa. Marino era meglio di Giachetti, almeno Ignazio si dimise da senatore».

Il signor Raggi è un ex informatico della Telecom, sposato con una dietista del San Giovanni. Anche lei è qui, ma non parla. E se ne sta sulle sue. Si è vista tutto lo spettacolo, con una certa eleganza. Insieme al resto del «clan». E quindi al «professore», come lo chiamano le sue collaboratrice, Pier Emilio Sammarco. Il titolare dello studio legale dove lavorava il sindaco, quello collegato al famoso praticantato (mai dichiarato con Previti) ma anche alle consulenze con la Asl. L'avvocato Sammarco la butta a ridere: «Ultimamente stanno arrivando tantissimi curricula di persone che vogliono venire a lavorare con noi, pensano di diventare sindaci...». Previti? «Polemiche sbagliate, noi ci occupiamo di diritto civile». Una gentile ex collega della Raggi: «E poi, questo praticantato, parliamo di una storia di tanti anni fa, sono polemiche interne al M5S».

Gli affetti di una vita, quello che è stato un compagno di strada, gli amici del lavoro, il piccolo. Ecco il clan del sindaco, che non è il «Raggio magico», che piace alla stampa. Ma qualcosa di personale, che prima era privato, ma adesso non lo è più. Allora bisogna ritornare a guardare il fanciullino (con annessa poetica). A cui vanno riconosciute doti di sopportazione (e quindi di educazione). Il bimbo è arrivato alle 15. E si è preso subito il saluto a distanza della mamma (prima foto sui siti). Alle 16.30 il momento del passaggio di barricate. «Virginia» lo prende se lo porta con sé al lavoro. L'immagine è talmente forte da sembrare comunque ben pensata da chi ci capisce di queste cose: dopo Mafia Capitale, ecco la città delle donne, anzi dei bambini, la purezza del sorriso contro il mondo di mezzo. Questa è la didascalia che sempre nella buvette forniscono un po' tutte le regine del M5S, le parlamentari, sorelle maggiori, e forse un po' matrigne di Virginia. Emozioni e retorica. Si capisce adesso perché dopo un po' il piccolo Matteo si sia voluto concedere un gelatino in santa pace?