Prenestina, rom e italiani nell'ex fabbrica occupata: «Questa è la nostra casa»

Prenestina, rom e italiani nell'ex fabbrica occupata: «Questa è la nostra casa»
di Camilla Mozzetti
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Venerdì 6 Luglio 2018, 07:44 - Ultimo aggiornamento: 07:58

Surdu, Memet, Cristi. Cognomi stranieri scritti con il pennarello sulle cassette della posta. È questa la prima cosa che si scorge guardando il cancello dell'ex fabbrica Fiorucci di via Prenestina 913, occupata nel 2009 e abitata oggi da circa 200 persone e 60 nuclei familiari. «Potete entrare solo il sabato». E perché? Non è uno spazio privato questo, ma una fabbrica occupata. «E allora? replica una donna peruviana Qui noi ci viviamo, se volete entrare, prendete un appuntamento con il curatore del museo Maam (che è poi lo stesso Giorgio De Finis nominato alla direzione del museo Macro dal vicesindaco e assessore alla Cultura, Luca Bergamo ndr) e venite il sabato quando lo spazio è aperto a tutti». Lei come tanti altri (anche italiani e rom, provenienti dall'ex campo nomade Casilino 700) abita i meandri dell'ex Fiorucci riconvertiti in appartamenti da anni.
 



GLI OCCUPANTI
C'è chi vive qui fin dall'inizio: dal giorno esatto dell'occupazione e non se n'è più andato. «Non ci dice niente nessuno», sentenzia uno dei residenti. E in effetti è così. Gli ex presidenti del Municipio prima VII e poi V, Roberto Mastrantonio e Giammarco Palmieri, non ricordano richieste o operazioni di sgombero. Tra cortili dissestati, pareti e soffitti fatiscenti, rifiuti di riporto, vivono anche moltissimi bambini. Nelle stanze di alcuni ci sono i computer Mac di ultima generazione e poi cucine componibili, porte in vetro, piastrelle alle pareti. Qua e là il segno del museo Dell'altro e dell'altrove nato a distanza di qualche anno dall'occupazione e scelto poi come luogo per una delle prime apparizioni pubbliche dell'assessore alla Cultura Bergamo che lo visitò nel 2016.
 


«Ribadisco il valore dell'esperienza del Maam argomenta il vicesindaco che ha prodotto un esperimento artistico dal profondo valore sociale». Alcuni romani che abitano proprio a pochi passi dall'ex fabbrica, in via Cesare Tiratelli, non riescono a spiegarsi come in quasi dieci anni non sia cambiato nulla. «Abbiamo presentato esposti in procura e denunce spiega Carlo i bambini l'inverno non vanno a scuola, questo posto ospita addirittura un museo, in passato ci sono state feste e rave party come è possibile?». Mercoledì il Viminale è stato condannato a pagare un risarcimento da capogiro per l'occupazione dell'edificio: quasi 30 milioni di euro. Sul caso sempre Bergamo commenta: «La sentenza richiama l'urgenza per Roma di una strategia unitaria con Governo e Regione per individuare soluzioni che tutelino tutti i diritti, incluso quello ad avere un tetto al cui riparo condurre una vita dignitosa». Intanto il cancello dell'ex Fiorucci si richiude. Gli estrani (a meno che non sia sabato, giorno di apertura del Maam) non sono ospiti graditi.
 

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