Roma, appalti e false fatture: la truffa dei semafori

Roma, appalti e false fatture: la truffa dei semafori
di Adelaide Pierucci
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Martedì 5 Luglio 2016, 09:17 - Ultimo aggiornamento: 17:38
Avrebbero dovuto ripulire i semafori. Ripararne i guasti. Eliminarne alcuni impianti, per piazzarne altri in punti più strategici per il traffico. Ed invece non intervenivano proprio. Con l'ultima operazione anti corruzione della procura di Roma - 24 arresti, di cui 12 ai domiciliari, il rischio sequestro di beni per 1.200.000 euro, coinvolto nell'inchiesta anche l'ex sottosegretario Pizza e indagato l'onorevole Marotta è stato accertato che l'ultima frontiera delle ruberie in città ha riguardato le lanterne a tre colori stradali. A fronte di zero lavori riscontrati, è stato scoperchiato un giro di sub appalti e false fatture per gonfiare appalti pubblici e creare liquidi da intascare. Protagoniste due società legate nel malaffare, la Traffic Control srl, che ha ricevuto un appalto da Atac, e la Urban Service srl. La prima rappresentata da Claudio Crognale e l'altra da Marco Norcini, indagati. Il filone di inchiesta nasce da una perquisizione nella sede della Traffic Control srl dove gli investigatori della guardia di finanza, intervenuti su delega del procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Stefano Rocco Fava, scovano un contratto di prestazione di servizi datato 26 luglio 2013 tra la società e una ditta sub appaltratrice, appunto la Urban Service. Un contratto con il quale la Traffic Control cedeva «alcuni interventi di manutenzione ordinaria programmata di impianti semaforici nell'ambito dell'appalto commissionato da Atac Roma per l'esecuzione di un servizio di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti semaforici e di segnalatica luminosa per la disciplina del traffico, ivi compresa la soppressione, modifica ed eventuale realizzazione di nuovi impianti». Nel documento (pur non vendendo specificata la durata del sub appalto) veniva indicato l'importo dei lavori determinato in 280.000 euro più Iva e dettagliati gli interventi da effettuare. Dalla pulizia dell'armadio contenitore dell'armadio semaforico, il controllo, la verifica e la lubrificazione di cerniere e serrature, la pulizia delle apparecchiature di rilevamento del traffico. Si scopre così la Urban Service aveva fatturato alla Traffic Control lavori per 105.280 più Iva nell'anno 2013 e 135.800 più Iva per il 2014, per un importo complessivo pari a 252.500. Fatture annotate in contabilità. Ma anche nelle dichiarazioni reddituali d'imposta presentando «così», come scrivono gli inquirenti, «elementi passivi fittizi per gli imponibili e l'Iva».
 
I CONTROLLI
Solo che le fatture erano state create a tavolino, anzi al telefono, a fronte di operazioni inesistenti. «Nell'ambito dell'attività di verifica svolta dalla polizia valutaria non sono stati rivenuti documenti o altri elementi in grado di riscontrare la reale esecuzione da parte della Urban Service, direttamente o indirettamente, delle prestazioni oggetti del contratto», appuntano gli investigatori.
Come confermano le intercettazioni telefoniche e ambientali. «Dalle conversazioni», si legge sulle carte di indagine «si evince non solo che le fatture venivano predisposte in via postuma, ma che la finalità della falsa fatturazione era quella di consentire ai referenti della Traffic Control, in particolare al Crognale, di riavere in contanti, detratto il dovuto per costi e corrispettivi, le somme versate in pagamento delle false fatture». Un lavoro non facile per le segretarie. Le false fatture rischiano di sovrapporsi ad altre. Dopo il controllo della finanza così i responsabili delle società corrono ai ripari predisponendo dei rapportini (così li definiscono) su della documentazione fornitagli in bianco.
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