Roma, nei sotterranei della chiesa a Monti le scritte dei cittadini durante la guerra

Roma, nei sotterranei della chiesa a Monti le scritte dei cittadini durante la guerra
di Laura Larcan
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Mercoledì 23 Novembre 2016, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 18 Gennaio, 16:43

«Ad imperitura memoria, qui le sere all'armi passiamo». Le lettere sono in stampatello, la grafia cerca l'eleganza ma si perde, quasi tremante, in alcune imprecisioni. Il pensiero sembra concepito per incidere dei versi di poesia, ma l'andamento trasversale tradisce un'inquietudine. È uno dei graffiti più importanti, pieno di sentimento e di umanità, testimonianza di momenti di paura, in una Roma sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale. È una delle scritte lasciate a decine nel 1943, vergate a matita sui marmi millenari di lapidi e bassorilievi, appena percepibili oggi tra le lettere delle iscrizioni e le decorazioni, nel posto più improbabile che si potesse immaginare, negli ambienti sotterranei più profondi della chiesa di San Martino ai Monti.
Difficili da intercettare al primo sguardo, bisogna avvicinarsi alla parete per comprenderne il senso. Compaiono ad altezza d'uomo, si concentrano soprattutto nel corridoio di accesso al cosiddetto titulus, il complesso archeologico risalente al III secolo d.C. su cui è sorta nei secoli la chiesa. Si leggono i nomi, le date con il giorno, mese e anno, persino qualche frase. Pensieri di tensione affidati alle pareti sacre.

I PROTAGONISTI
Chi sono? Gli autori sono i cittadini del rione Monti che durante gli allarmi aerei e i bombardamenti su Roma cercarono la salvezza negli ipogei della chiesa, una delle chiese più antiche della Capitale. La scoperta dei graffiti bellici, forse già notati in passato ma mai resi noti prima d'ora, si deve all'archeologa Lucia Prandi, esperta guida turistica professionista e co-fondatrice dell'associazione Roma Sparita. Ora i graffiti sono stati documentati e studiati per la prima volta dai ricercatori Lorenzo Grassi e Luca Messina del Centro ricerche speleo-archeologiche Sotterranei di Roma.
«Ricorrono scritte con date estremamente importanti - racconta Lorenzo Grassi - Come quelle vergate con le firme di Luciana e Sergio il 4 luglio 1943, proprio quando nella notte le formazioni degli Alleati sorvolarono Roma sganciando alcune bombe su Ostia e Fiumicino. Si trattò di uno dei primi bombardamenti nei dintorni della Capitale». Ancora più impressionanti le firme lasciate da Franco con le date 16, 17 e 18 luglio del 1943: «Coincidono con i giorni che precedettero il primo grande bombardamento di San Lorenzo del 19 luglio 1943 - riflette Grassi - Alla vigilia di quella tempesta di fuoco, mentre gli abitanti di Monti si rifugiavano nel titulus, i bombardieri avevano già colpito gli aeroporti del Littorio, oggi dell'Urbe, e di Ciampino».
Il ritrovamento, oggi, diventa la preziosa documentazione diretta per ricostruire i fatti storici di quelle giornate convulse dove di è consumata la tragedia della guerra. Documenti che consentono anche di rileggere oggi la seconda vita di San Martino ai Monti, come simbolo della protezione antiaerea. I graffiti preservati per 73 anni nel titulus arricchiscono la bibliografia di scritte fino ad oggi identificata. Le ultime testimonianze riemerse sono state, recentemente, quelle molto rare anti inglesi ritrovate in una canti-rifugio di Ostia (in un palazzo in corso Duca di Genova 38). Segnalate da Leandro Canulli, spiccano due scritte: «Meglio vivere un giorno da italiano che cento da inglese» e «Churchill non ti illudere qui dentro ci sono le mohli ed i bambini degli eroi di Bardia». Il riferimento è alla battaglia consumatasi dal 3 al 5 gennaio del 1941 nella fortezza di Bardia in Libia.