Ardeatina, clochard travolto e ucciso sulle strisce. La figlia: «Mio papà non era un fantasma». Il camionista positivo ad alcol e droga

La vittima è Maurizio Marchetti, 63enne senza fissa dimora. Dopo la separazione della moglie era finito nel tunnel dell’alcol. Era stata sua la decisione di allontanarsi dalla famiglia e di trasferirsi nella Capitale dove viveva, in condizioni di precarietà da circa dieci anni

Ardeatina, clochard travolto e ucciso sulle strisce. La figlia: «Mio papà non era un fantasma». Il camionista positivo ad alcol e droga
di Flamina Savelli
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Mercoledì 20 Marzo 2024, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 10:06

Travolto e ucciso da un camion mentre attraversa la via Ardeatina: denunciato per omicidio stradale il trasportatore, risultato positivo ai test di alcol e droga. La vittima, Maurizio Marchetti 63enne senza fissa dimora, è deceduta poco dopo il trasporto in ospedale: «Mio papà ha attraversato un momento di difficoltà quando si è separato da mia mamma e purtroppo ha iniziato a bere. Ha deciso di allontanarsi dalla famiglia ma non era un invisibile e adesso vogliamo che sia fatta chiarezza su quello che è accaduto». Bianca è appena partita da Salerno, insieme alla mamma Gemma. Non appena hanno saputo dell’investimento mortale in cui è rimasto coinvolto il genitore. Da quanto ricostruito dai vigili del gruppo Eur che stanno indagando sull’incidente, il 63enne lunedì stava percorrendo a piedi la via Ardeatina, era sull’attraversamento pedonale all’altezza del Gra, quando un camion l’ha travolto. Sul posto sono quindi intervenuti gli agenti che hanno avviato le indagini e un’ambulanza del 118. I sanitari hanno proceduto con il trasporto in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Eugenio dove Marchetti è deceduto poco dopo. Mentre gli agenti hanno eseguito accertamenti sul camionista. I caschi bianchi hanno inoltre sospeso la patente e sequestrato il camion su cui è stata già predisposta una perizia tecnica. 

VOGLIAMO GIUSTIZIA

Marchetti, un ex trasportatore dopo la separazione della moglie era finito nel tunnel dell’alcol. Era stata sua la decisione di allontanarsi dalla famiglia e di trasferirsi nella Capitale dove viveva, in condizioni di precarietà da circa dieci anni. Da tempo era assistito dalla Caritas, era un senza fissa dimora conosciuto nei quartieri dell’Ardeatino. E solo di rado contattava la famiglia: «Mio papà ha avuto una vita difficile - racconta Bianca sconvolta e addolorata - non meritava di morire ammazzato. Non abbiamo mai perso le speranze che potesse riabilitarsi e tornare da noi». 

 

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