Pericoloso per la sicurezza dello Stato, eppure libero per via di un ricorso al Tar. Solamente giovedì sera e su esecuzione di un provvedimento di espulsione adottato direttamente dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, Ibrahim Fetouh Moustafa Matar, 31enne egiziano, già arrestato lo scorso anno dai carabinieri del Ros insieme al fratello maggiore Hathem ancora in carcere per terrorismo, è stato rimandato in patria. Il trentunenne propagandava lo stato islamico, esaltando il jihad e gli attentati suicidi quali strumenti per stabilire la supremazia dell'Islam.
ENCICLOPEDIA DEGLI ESPLOSIVI
La Digos, in sinergia con i colleghi di Modena, la Direzione Centrale Polizia di Prevenzione e la Direzione Centrale e l'Ufficio dell'Immigrazione, l'altra sera lo ha rintracciato proprio nella cittadina emiliana.
Da alcuni anni i militari erano sulle tracce dei fratelli Matar, presunti terroritsi, ne monitoravano i movimenti tra la provincia di Roma e Genova dove erano passati e i profili Twitter e Facebook, ritenendoli «combattenti virtuali» dell'Isis che nel web facevano proselitismo. La condivisione di messaggi di morte, prima di tutto: comprese espressioni di giubilo per lo sgozzamento del giornalista americano James Foley, avvenuto nel 2014. Seguendo le tracce dei Matar gli inquirenti erano arrivati al «fratello Ahmad Alì», un contatto interno al Daesh.
IL RICORSO AL TAR
Fruttivendolo e rider, con commesse anche nella zona del Vaticano, sia per Hathem che per Ibrahim allora venne richiesta l'espulsione. Ma i fratelli tramite il loro avvocato presentarono un ricorso al Tar. In pratica, veniva eccepito amministrativamente che qualora fossero stati rimpatriati per un'accusa tanto grave come quella di terrorismo, nelle carceri egiziane ad attenderli vi sarebbero state torture e un regime non garante dei diritti umani. Un precedente che imporrebbe all'Italia di non potere più procedere all'allontanamento di presunti terroristi.
A distanza di un anno, Hathem è ancora in carcere in Italia, Ibrahim invece, era tornato in libertà. Fino a giovedì sera quando, stavolta con un provvedimento emanato direttamente dal Viminale per pericolo per la sicurezza dello Stato, è stato intercettato e rimpatriato.