Morta a 39 anni dopo il pestaggio del marito violento, l'uomo condannato a 9 anni. «Maltrattamenti e lesioni aggravate»

Il caso a Roma. Florin Ciurea picchiò la moglie anche davanti alla figlia. Il pm aveva chiesto 19 anni di carcere

Morta a 39 anni dopo il pestaggio del marito violento, l'uomo condannato a 9 anni. «Maltrattamenti e lesioni aggravate»
di Federica Pozzi
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Sabato 4 Novembre 2023, 06:36 - Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 09:12

Pugni, calci, vessazioni continue per anni, una figlia portata via e poi il decesso a 15 giorni dall'ultimo pestaggio. È stato condannato ieri a nove anni di reclusione, dai giudici della prima Corte d'Assise di Roma, Florin Virgil Ciurea. Il 39enne di origini romene era a processo per maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti della moglie, Genoveva, morta in ospedale il 15 gennaio 2021, all'età di 40 anni, era stata picchiata la notte di Capodanno. Secondo l'accusa, l'imputato l'aveva percossa «reiteratamente e in più momenti» provocandole «lesioni personali consistite in traumi ecchimotico-escoriativi diffusi dai quali, in concorso con l'aggravarsi delle patologie della persona offesa riscontrate in sede autoptica, derivava il decesso della stessa». I giudici hanno però escluso l'aggravante di aver provocato la morte della donna picchiandola. Tra le accuse anche quella di sottrazione di minore, per aver portato la figlia allora di sei anni in Romania dai suoi familiari per farla vivere lì contro la volontà della madre.

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L'AVVOCATO

La pm Vittoria Bonfanti nella requisitoria della scorsa udienza aveva chiesto una condanna a 19 anni che però, a causa della mancanza dello stretto nesso di causalità tra le percosse e la morte, si è ridotta a nove anni. «Le condanne che sono state inflitte a Ciurea sono coerenti e proporzionate per i reati di cui è stato ritenuto responsabile, quindi posso dirmi soddisfatta», ha commentato l'avvocato di parte civile, Carla Quinto, che difende la figlia minore della coppia. Non solo soddisfazione però da parte del legale, che sulla mancanza del nesso di causalità tra le percosse e la morte di Genoveva ha affermato: «La consulenza tecnica valuta i fatti solo dal punto di vista scientifico, è un nesso purtroppo strettamente tecnico ed è molto difficile da dimostrare in aula». All'imputato è stata anche sospesa la responsabilità genitoriale e gli è stata comminata una provvisionale di 100mila euro come risarcimento alla figlia. «Adesso faremo di tutto per tutelare al meglio la bambina», ha concluso l'avvocato Quinto.

I FATTI

Tante, troppe, le volte in cui Genoveva nel corso degli anni era stata costretta a recarsi in ospedale per curare le ferite provocate dalle aggressioni del marito.

La prima, nel gennaio 2018, le aveva provocato un grave trauma cranico con la presenza di un ematoma per cui si era reso necessario un intervento chirurgico. Chi la conosceva ha parlato in aula, nel corso del processo, di «continue violenze ma non diceva mai che era stato lui». Violenze fisiche e psicologiche che erano inflitte alla donna anche di fronte alla figlia della coppia la quale, nonostante la giovane età, aveva piena consapevolezza di ciò che accadeva.

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«Papà picchia la mamma ma io non posso farci nulla», aveva detto a un'amica della vittima. Ripetute erano anche le minacce di morte: le diceva che l'avrebbe trovata ovunque fosse andata, la minacciava di portare via la figlia se lo avesse denunciato. Cosa che poi è avvenuta nell'estate del 2020 quando, dopo che Genoveva aveva sporto denuncia per le lesioni subite, lui aveva portato la figlia in Romania dai suoi familiari per farla vivere lì contro la volontà della madre. Consapevole delle gravi condizioni di salute di della moglie a causa delle sue ripetute percosse, dell'isolamento a cui l'aveva costretta e del fatto che la donna assumesse quantitativi significativi di alcol, non la assisteva neanche adeguatamente affinché si curasse, impedendole anche di chiedere aiuto ai familiari e di eseguire gli accertamenti medici necessari. Nel gennaio del 2021 accade il peggio. La scarica di calci e i pugni che aveva subito e l'aveva fatta cadere per terra, «in concorso - si legge nel capo di imputazione - con l'aggravarsi delle patologie riscontrate in sede autoptica», portano la donna al decesso, una decina di giorni dopo - appunto - l'ultima aggressione del marito.
 

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