Ama, Giubileo e sindacati: i nodi sul tavolo di Manzi

Dopo il passo indietro di Daniele Pace, ecco i dossier più caldi per il neo-presidente

Ama, Giubileo e sindacati: i nodi sul tavolo di Manzi
di Gianluca Carini
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Lunedì 13 Maggio 2024, 07:31

L’Ama che Bruno Manzi si troverà in mano, dopo il passo indietro del presidente Daniele Pace, è un’azienda impegnata su più fronti, tutti piuttosto complessi. Partiamo dal Giubileo: una decina di giorni fa, la presidenza del Consiglio dei ministri ha destinato per decreto 90 milioni di euro per coprire il costo dei grandi eventi (come quello a Tor Vergata) e le attività di presidio del territorio. Fondi necessari perché Roma nel 2025 avrà di fatto un municipio “fantasma”, corrispondente a 200mila presenze al giorno in più (30 milioni i pellegrini attesi durante l’anno). Sul fronte del personale, se sembra difficile arrivare ai 600 nuovi ingressi ipotizzati, un numero realistico potrebbe essere nell’ordine di 400 assunzioni. Mentre i 46 nuovi dipendenti previsti da tempo dovrebbero entrare in estate o al massimo in autunno. Oltre all’Anno Santo, però, Ama dovrà anche gestire attività in più (ed extra-Tari) come quella del diserbo (tolto ai Municipi, il contratto sarà di 52 milioni per tre anni) o la pulizia delle spiagge (600mila euro per quest'anno).

LE NOVITÀ
Manzi si troverà poi tra le mani il piano industriale, in scadenza nel 2029, al centro però di un “ritocco” con le ultime novità approvate da Roma Capitale: come l’aumento delle tariffe del 3,5 per cento (anche se Campidoglio e Ama specificano sempre che si è scongiurata una tariffa ben più alta). Sul piatto ci sono 200 milioni. Mentre si attende la scadenza per le offerte degli impianti a Rocca Cencia e Ponte Malnome (per il trattamento di carta e plastica), in autunno dovrebbero arrivare 200 mezzi per la raccolta. L’ultimo aspetto su cui Ama sta lavorando è quello della digitalizzazione: a dicembre la municipalizzata ha lanciato una sorta di app interna per gestire le segnalazioni dei cittadini (telefoniche e online). Questo sistema le ha ridotte del 42 per cento, consentendo di individuare i punti della città in cui le lamentele dei cittadini ricorrono maggiormente. In questo scenario è arrivata la notizia della possibile richiesta di rinvio a giudizio per Pace.

In questi mesi l’ormai ex presidente ha operato sempre nel pieno delle sue funzioni, nonostante la delicatezza del caso che lo vedeva coinvolto, sottolineano fonti Ama.

Salvo aggiungere però che sabato, con il sindaco di New York a Roma, si parlava solo dei possibili sviluppi processuali dell’inchiesta per molestie sessuali contro una dipendente dell’azienda. E quindi, nonostante il dovuto garantismo, è diventato necessario togliere dal tavolo tutto ciò che poteva essere «usato strumentalmente». E qui arriviamo anche alla scelta di Manzi, che sarà nominato nelle prossime ore: se Pace (ex Invitalia) aveva un profilo prettamente finanziario – per i sindacati addirittura più interessato ai numeri dell’azienda che alla sua effettiva capacità industriale – l’ormai ex capo di gabinetto di Città Metropolitana Bruno Manzi porta con sé anni di esperienza sui temi normativi e giuridici, così come nel dialogo con la politica e nella concertazione proprio con le parti sindacali. In questo senso va letto anche l’invito del sindaco Roberto Gualtieri, filtrato dopo l’incontro di sabato con Manzi e il dg Alessandro Filippi, a mettere l’accento nel nuovo corso sulla «valorizzazione dei lavoratori, anche in vista del Giubileo». Preservando ovviamente la logica dell’efficienza che Ama negli ultimi anni sta provando a ristabilire. Insomma, evitare di tornare alle derive“jukebox” (dove per ascoltare qualcosa, occorre inserire prima un gettone).

I RAPPORTI
Chi esce sicuramente rafforzato dal cambio al vertice è l’attuale direttore generale di Ama, Alessandro Filippi. Che era entrato (o meglio ritornato, dopo un incarico tra il 2014 e il 2016) in Ama a luglio 2023: ora è lui infatti l’uomo di esperienza dentro l’azienda, quello al quale Manzi dovrà inevitabilmente appoggiarsi in questa prima fase per garantire continuità. E in questo senso, fa buon gioco il fatto Manzi e Filippi si conoscano, si stimino e abbiano lavorato insieme su vari dossier che riguardavano Ama e Città Metropolitana.

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