Sapienza, occupato il rettorato. «Stop accordi con Tel Aviv, la rettrice deve ascoltarci»

Ottanta ragazzi dei collettivi invadono l’aula magna. I manifestanti chiedono di ritirare il bando: «C’è il precedente di Torino»

Sapienza, occupato il rettorato. «Stop accordi con Tel Aviv, la rettrice deve ascoltarci»
di Federica Pozzi
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Martedì 26 Marzo 2024, 00:04

Di nuovo un’occupazione alla Sapienza. Sono un’ottantina i ragazzi dei collettivi che sono riusciti a entrare, nel tardo pomeriggio di ieri, all’interno del rettorato della città universitaria. Nell’aula magna un enorme striscione con la scritta «Sapienza for Palestine, stop genocidio stop accordi», un’immagine pubblicata sulle pagine Social del collettivo Cambiare rotta che, insieme a Zaum, Coordinamento dei collettivi e Fronte della gioventù comunista, ha dato il via all’iniziativa. «Questo è l’ultimo dei passi con cui abbiamo portato avanti la mobilitazione a fianco della popolazione palestinese», dicono alcuni degli studenti - una trentina - che, bloccati dalla Digos, non sono riusciti a entrare e sono rimasti per ore fuori dalle porte sprangate dell’edificio. A chi era all’interno è stato invece concesso di rimanere per la notte tra l’interno e l’esterno dell’aula magna. 

LE RICHIESTE 

Gli studenti chiedono lo stop alla partecipazione al bando del ministero degli Esteri e agli accordi con le università israeliane e la filiera bellica. «Chiediamo che la rettrice Antonella Polimeni alle 12 di domani (oggi, ndr.) incontri la popolazione studentesca e quindi apra il senato accademico delle 14 in modo da poter portare le nostre istanze», afferma Zeudi del collettivo Zaum. «Da ottobre - spiega - dentro alla Sapienza abbiamo chiesto che ci fosse la possibilità di esprimersi al fianco del popolo palestinese, sia in termini di una dichiarazione pubblica della rettrice, sia in termini di ritiro dal bando Maeci». «Non è la prima volta che chiediamo un confronto su questo tema, ma siamo sempre stati ignorati.

Il momento era propizio. Il rifiuto dell’università di Torino di partecipare al bando e l’annuncio delle dimissioni del rettore dell’Università di Bari dal suo incarico in Med-Or, dimostrano che le nostre mobilitazioni danno qualche frutto», afferma Giacomo del Coordinamento dei collettivi, che spiega come all’interno dell’ateneo romano ci sia «anche un comitato di docenti che si sta mobilitando nella nostra stessa direzione».

 

GLI ALTRI ATENEI 

Solo venerdì scorso la ministra dell’Università Anna Maria Bernini aveva incontrato gli 85 rettori aderenti alla Conferenza dei rettori dopo le proteste che hanno infiammato le università italiane contro Israele accusato dagli studenti per «il genocidio a Gaza». Dopo il giornalista Parenzo contestato proprio a La Sapienza, è toccato pochi giorni fa al direttore de La Repubblica Molinari, impossibilitato a prendere la parola alla Federico II di Napoli. A Bologna nel corso di un corteo dei collettivi, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, mercoledì scorso, ci sono stati scontri tra forze dell’ordine e studenti che hanno sfilato urlando «Boicotta Israele». Poche ore prima, l’università di Torino aveva deciso di non partecipare al bando 2024 per la cooperazione scientifica con Israele. E quasi due mila tra docenti e ricercatori di tutta Italia, tra cui 60 torinesi, hanno inviato nelle scorse settimane una lettera al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nella quale chiedono la sospensione del bando per la cooperazione tra istituzioni italiane e israeliane in materia di ricerca scientifica, «con lo scopo di esercitare pressione sullo stato di Israele affinché si impegni al rispetto del diritto internazionale tutto». 

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