Roma, shaboo e oppio dall’Iran nelle scatole dei biscotti: fornaio a capo dei narcos

Blitz a Pietralata, sei arresti: in cella anche la moglie del panettiere

Roma, shaboo e oppio dall’Iran
di Flaminia Savelli
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Mercoledì 17 Aprile 2024, 22:25

In Iran, un infiltrato nella chat Telegram degli studenti in partenza per l’Italia che per arrotondare vendevano 2 chili di bagaglio offrendo spazio nelle proprie valigie. A Roma, un panettiere che utilizzava la facciata della propria attività a Pietralata (in via dei Monti Tiburtini) per vendere shaboo e oppio. Quindi l’escamotage per nascondere la droga: scatole in latta con i gaz, i torroncini al pistacchio tipici di Esfahan, una delle delizie culinarie della Persia. Gli investigatori del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro dopo quattro anni di indagini hanno così smantellato la fiorente organizzazione che macinava milioni di euro utilizzando ignari studenti iraniani. Ieri mattina sono scattate le manette per il panettiere e la moglie, considerati i capi della banda: la donna aveva il compito di ritirare la merce una volta arrivata a destinazione. Stesso compito che era stato svolto pure dalla madre del panettiere. Arrestati anche altre quattro persone, i pusher dell’organizzazione. Durante la perquisizione in casa della coppia sono stati inoltre trovati 25mila euro insieme a oltre 4 chili di droga tra metanfetamine e oppio.

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IL BOSS

Le indagini, coordinate dalla procura di Roma, erano partite a giugno del 2021 quando uno straniero di origini bengalesi era stato fermato per un controllo e trovato in possesso di mezzo chilo di shaboo.

I militari avevano subito attivato una fitta rete di controlli per accertare la provenienza dello stupefacente. Arrivando all’imprenditore iraniano che da 25 anni gestiva la panetteria e poi condannato in passato per detenzione e spaccio. Per lunghi mesi i militari hanno pedinato i sospettati e tenuto sotto controllo l’attività riuscendo a ricostruire la lunga catena di contatti e di pusher che la coppia aveva organizzato per distribuire le dosi di droga che arrivavano nei bagagli degli studenti. Hanno dunque scoperto che l’uomo coordinava da remoto, avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” e i fornitori di shaboo di stanza in Iran. Illeciti che metteva in atto anche se già agli arresti domiciliari.

LE RICERCHE

Durante la prima perquisizione (nel 2021) i carabinieri hanno trovato le dosi di shaboo e di oppio nascoste nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran. Una volta sequestrata la merce i carabinieri hanno avviato le indagini per risalire al contatto iraniano che riforniva di droga i coniugi panettieri nella Capitale. Gli investigatori hanno intanto accertato che la droga arrivava a Roma nascosta nei bagagli di ignari studenti.

«Per guadagnare qualche soldo i ragazzi iraniani vendono lo spazio dei bagagli ai connazionali. Venivano agganciati così, nelle scatole, secondo i ragazzi, c’erano dei dolci iraniani. In realtà si trattava di droga occultata» confermano i militari.

Indagini che sono tutt’ora in corso.

Una vasta operazione dunque che - dal 2021 a oggi- ha portato al sequestro di 21 chili di shaboo e 3 chili di oppio, nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021. Mentre sono 13 in tutto le persone indagate a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.

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