Tiroide e gravidanza: occhio agli ormoni, possono mettere a rischio la fertilità

Il livello di TSH deve essere controllato prima di rimanere incinta, durante la gestazione e dopo il parto: i valori in difetto aumentano la poliabortività Dai dosaggi di anticorpi e inibitori all’assunzione di sale iodato: ecco cosa fare

Tiroide e gravidanza: occhio agli ormoni, possono mettere a rischio la fertilità
di Barbara Carbone
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Giovedì 14 Marzo 2024, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 08:30

Tiroide e dolce attesa: istruzioni per l’uso. In gravidanza le patologie di questa ghiandola rappresentano la problematica endocrinologica più comune dopo il diabete.

A giocare un ruolo cruciale sulla maternità sono gli ormoni tiroidei fondamentali sia per la buona gestazione della mamma che per lo sviluppo del sistema nervoso del bambino. Ma non solo. Una tiroide malfunzionante in eccesso (ipertiroidismo) o in difetto (ipotiroidismo) può creare seri problemi alla fertilità. Per questi motivi è buona norma effettuare i controlli della tiroide prima del concepimento, durante la gravidanza e dopo la nascita del bambino. 

IL CONCEPIMENTO

«Se una coppia ha difficoltà a concepire una delle cose da controllare è proprio la funzionalità tiroidea - spiega Alfredo Pontecorvi, direttore della UOC di Medicina Interna, Endocrinologia e Diabetologia del Policlinico Gemelli e Ordinario di Endocrinologia dell’Università Cattolica di Roma - Prima di trovarsi in stato interessante, l’esperto suggerisce di dosare il TSH, controllo necessario per le over 30 e per quante hanno familiarità con patologie autoimmuni o malattie tiroidee. Se dall’esame emerge un ipotiroidismo è importante regolarizzare la funzione tiroidea prima di affrontare la gravidanza. Nei casi più complessi si può risolvere il problema alla radice asportando la tiroide chirurgicamente».
Durante la gravidanza alla tiroide materna viene richiesto un superlavoro perché deve fornire gli ormoni tiroidei anche al feto soprattutto nei primi tre mesi. «Il feto, infatti, - aggiunge Pontecorvi - comincia a produrre i suoi ormoni della tiroide solo dalla 12° settimana di gravidanza in poi. Questo comporta tra l’altro un maggior fabbisogno di iodio che serve per “fabbricare” gli ormoni tiroidei e che, durante la gravidanza, passa da 150 a circa 250 microgrammi al giorno».

I SUPPLEMENTI 

Il consiglio è quello di usare sale iodato già diversi mesi prima del concepimento e, in caso di carenza di iodio, assumere dei supplementi. In una donna in età fertile la causa principale di ipotiroidismo è la tiroidite cronica autoimmune meglio nota come “tiroidite di Hashimoto”. Si tratta di una condizione che si associa ad un rischio aumentato di poliabortività dovuto alla cattiva funzionalità della tiroide e alla presenza di un sistema immunitario iperattivo che può determinare aborti precocissimi nelle prime settimane di gravidanza. Per uno screening corretto i soggetti ipertiroidei, alla 32°settimana dovrebbero effettuare il dosaggio degli anticorpi anti TSH. 
«Questo perché - ricorda il professore - le immunoglobuline sono in grado di attraversare la placenta e stimolare la tiroide del feto esponendolo al rischio di ipertiroidismo fetale/neonatale. Analoga raccomandazione alle gestanti con tiroidite cronica autoimmune. Una variante degli anticorpi può essere infatti “bloccante”, cioè inibire il TSH. Gli anticorpi bloccanti possono permanere nel sangue del neonato per alcuni mesi dopo la nascita e bloccare la sua tiroide. È importantissimo invece che, nel bambino, questa ghiandola funzioni alla perfezione così da scongiurare serie alterazioni dello sviluppo cerebrale e della mielinogenesi». 
C’è infine la tiroidite “post partum” che può esordire con una fase di aumento degli ormoni tiroidei circolanti.

L’ipotiroidismo subclinico, nella maggior parte dei casi, può durare fino a 6-9 mesi. Trascorso questo tempo, in genere, la tiroide torna ad una funzione normale.  Solo nel 10% dei casi può cronicizzare. 

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