Best seller del passato per augurare un buon 2016 letterario

Best seller del passato per augurare un buon 2016 letterario
di Luca Ricci
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Sabato 9 Gennaio 2016, 10:01
Non tutti i best seller vengono per nuocere. Ecco, forse, il mio proposito per il nuovo anno: leggere più libri tra quelli che entrano in classifica. E se la qualità letteraria lascerà a desiderare, almeno sarò sicuro di trovarmi di fronte a un fenomeno sociale degno di nota (un po’ quello che sta succedendo con il film di Checco Zalone). Nell’attesa, ecco sette best seller del passato da ricordare.
 
1) C’è chi vede nei libri di ricette- nei parti creativi delle Parodi e delle Clerici- un segno inequivocabile della decadenza letteraria di oggi. Eppure nel 1891 il best seller lo mise a segno proprio Pellegrino Artusi con “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” (Vallardi, pag. 589, 12,50 €, rist. anast. 1907) . Un successo che colse di sorpresa perfino l’autore, che aveva contribuito di tasca sua alle spese della prima, esigua tiratura. 790 ricette che finirono il lavoro cominciato da Garibaldi & Soci: l’Italia si scoprì davvero unita nella sua eccellenza gastronomica. Con buona pace dei gufi e della dieta Dukan. 

2) I romanzi chick-lit erano ancora lontani dal comparire quando nel 1931 Liala pubblicò “Signorsì” (adesso Sonzogno, pag. 332, 5,95 €) storia torbida di una donna contesa tra due aviatori. La prima edizione andò esaurita in venti giorni e la popolarità di Liala crebbe a dismisura, almeno finché le sue storie non vennero prese come paradigma di un sentimentalismo indigesto. Il suo nome divenne un marchio dispregiativo, tanto che quelli del gruppo 63 a un certo punto bollarono Bassani e Cassola come “Liale” della letteratura. 

3) Nel 1948 Giovannino Guareschi pubblicò “Don Camillo” (Rizzoli, pag. 384, 8,90 €) e fornì all’Italia post bellica una griglia interpretativa che ha funzionato almeno fino al crollo del muro di Berlino: preti e compagni. Il successo letterario (e cinematografico) della saga fu sconvolgente, anche se eravamo ancora al di qua del boom e tra un capitolo e l’altro c’era solo da tirar su macerie. In diversi poi inarcarono il sopracciglio: troppa provincia, troppo qualunquismo. Tuttavia quale altro scrittore, anche impegnato, può vantarsi di aver subito attacchi, querele e denuncie da Benito Mussolini, Luigi Einaudi e Alcide de Gasperi? 

4) Inaspettatamente il libro più venduto del 1957 fu “Il barone rampante” di Italo Calvino, uscito nella collana dei Coralli Einaudi (adesso Mondadori, pag. 272, 9,50 €). Nell’Italia sfiancata dagli opprimenti conformismi del boom- tappe obbligate: metter su famiglia e trovarsi un buon impiego pubblico-, tanti Fantozzi sognarono di passare la loro vita sugli alberi, proprio come decide di fare Cosimo, il protagonista del libro. Molti figli di quegli acerbi sognatori in seguito fecero il sessantotto. Ma, purtroppo, coi piedi ben piantati per terra. 

5) Rocco e Antonia (alias Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera) nel 1976 arrivarono in cima alla top ten grazie a “Porci con le ali” (Mondadori, pag. 165, 9,00 €). Il diario sesso-politico di due adolescenti- come recita il sottotitolo- si pose come ideale e ideologico spartiacque tra i figli dei fiori e gli anni di piombo. Fece scalpore, soprattutto, l’uso sistematico delle parolacce, la ribellione al linguaggio standardizzato della televisione. Buffe inversioni: quando la tv è divenuta volgare, nessuno scrittore è stato più sboccato nei suoi romanzi. 

6) Forse il miglior best seller italiano di sempre, nella percezione comune, è stato “Il nome della rosa” di Umberto Eco (Bompiani, pag 540, 10,90 €). Era il 1980 e di lì a poco sarebbero comparse le prime rudimentali consolle di videogiochi e tutti, nel giro di qualche anno, avrebbero avuto un Commodore 64. Ma quell’anno, per rifuggire dalla realtà, bastò il giallo in salsa medievale di un emerito professore di semiotica. La critica si divise in apocalittici e integrati: ottima merce di consumo o arte? Un capolavoro midcult. 

7) In molti avevano ancora impressa nella mente l’avventata uscita di Zenga che permise all’Argentina di pareggiare nella semifinale dei campionati del mondo di calcio di Italia 90, quando Gino e Michele sfornarono il best seller “Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano” (Dalai editore, pag.664, 13,90 €). Taglia e cuci di battute comiche, antilibro per eccellenza (ma il montaggio è un’operazione autoriale, lo sapeva già Ejzenštejn), il volumetto ebbe una fortuna sfacciata e numerose varianti e imitazioni. Ridere per non piangere, certo. Dall’altra parte del mondo, infatti, una band di Seattle incideva Smells Like Teen Spirit.
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