Songs Of Experience - U2. Per il titolo (come già per Songs Of Innocence, 2014), Bono Vox, The Edge, Larry Mullen Jr. e Adam Clayton attingono dal poeta inglese William Blake con il suo "Songs of Innocence and of Experience". È l’amore il protagonista e scorre nei 13 brani (17 nella versione deluxe): pezzi che sono cantati come epistolario rock, “lettere intime” indirizzate alle persone e ai luoghi più cari. Di “Get Out of Your Own Way" e “Love Is Bigger Than Anything in Its Way” i destinatari sono i figli, che si trovano anche in copertina. Mentre in “American Soul”, con il feat. di Kendrick Lamar, gli U2 parlano di accoglienza giocando con il termine “Refu-Jesus”, a metà strada tra rifugiati e Gesù.
The Thrill Of It All - Sam Smith. È “come il whisky bevuto da solo di notte pensando alla vita”. Il premio Oscar Sam Smith lo ha definito così questo album. Quattordici brani: ballad intime contaminate di soul e rhythm and blues che prendono il via con il primo fortunato singolo “Too Good At Goodbyes”, si chiudono con “On Day At A Time” e che cantano l’amore in tutte le sue sfaccettature. Così come il pezzo “No Peace” con il feat. Yebba. Un disco che parte piano. Ma arriva. Alle orecchie e al cuore.
÷ (si legge Divide) - Ed Sheeran. Un album che consacra il successo della popstar inglese, “cantastorie di cose semplici”, come ama definirsi. Dodici tracce (che arrivano a 22 nella deluxe edition) in cui la sua musica pop-dance abbraccia soul, rock e folk. Da "Shape Of You” a “Caste On The Hill”, passando per “Perfect” (si cui da poco in duetto con Beyoncé e Andrea Bocelli) e “Supermarket Flowers”. L’album dell’anno? Per alcuni, sì. Sicuramente un successo ben studiato. Lui a fare il divo proprio non ci riesce. E forse anche questo è un ingrediente del suo successo in questo universo musicale di plastica.
Damn. - Kendrick Lamar. Un album apprezzato e criticato. A dire di Kendrick Lamar, re per molti dell’hip pop, l’album si ascolterebbe back-to-front, partendo dall’ultima traccia DUCKWORTH e arrivando alla prima BLOOD. Quindi, ecco che viene ripubblicato col titolo “Damn. Collectors Edition” (dicembre 2017) e con la tracklist capovolta, dal basso verso l’alto. Nel disco i ft. con U2 (“XXX”), Zacari (“LOVE”) e Rihanna (“LOYALTY”). E quando un disco fa discutere, vale la pena ascoltarlo.
Possibili Scenari - Cremonini. Due anni di lavoro per trovare quello che per Cesare Cremonini è l’unico scenario possibile alla musica: un caleidoscopio di colori all’interno di un album molto costruito, dai suoni dalle armonie non scontate e con richiamo alla psichedelia australiana. Brani che rompono gli schemi del tempo canzone: nessuna traccia dalla durata inferiore ai 4’ per una bella sfida per il mercato radiofonico. Ad anticipare l’uscita, il singolo “Poetica” con tanto di video in bianco e nero, ballad che richiama l’eco di un accompagnamento jazzistico. “Kashmir-Kashmir" dalle sonorità ballabili e con intro di voci. Come la psichedelica “Un Uomo Nuovo”. A chiudere il disco la “La Macchina del Tempo” e “Silent Hill”. Così è… secondo Cremonini.
A Casa Tutto Bene - Brunori Sas. È il disco del cantautorato che piace, in cui le canzoni sono per lui “sberle in faccia” per smontare paure ed esorcizzare i tumulti interiori. Dodici brani che servono anche a difendere a spada tratta il ruolo di un artista che racconta temi attuali dalla politica a riflessioni intimistiche, dal testo non tanto ironico e dall’ascolto interessante. Ed ecco “L’Uomo Nero”, “Colpo di Pistola”, “Don Abbondio” o “La Verità”. Un po’ De Gregori, un po’ Rino Gaetano. Se non lo avete ancora conosciuto, è ora di farlo.
Apriti Cielo - Mannarino. Il cantastorie della periferia romana canta l’umanità, l’amore, la fuga di chi sogna un mondo migliore, l’uguaglianza e l'abbattimento di ogni tipo di ostacolo. Ed ecco, “Gandhi”, “Babalù”, “Arca di Noè” o “La Frontiera”. È il suo quarto album, pubblicato a fine anno anche nella versione live. E proprio i concerti sono la sua forza dove riesce a instaurare un rapporto con il pubblico che spesso diventa indissolubile. Imperdibile? No. Da conoscere? Assolutamente.
Prisoner 709 - Caparezza. Sedici brani per uscire, come dice il titolo, dalla sua prigionia, quella della mancanza di serenità nonostante un lavoro privilegiato. Da Prosopagnosia a Prosopagno-Sia!, in cui si gioca con le parole e il loro significato, per una musica che veste brani intrisi di testi pieni di metafore, spunti filosofici, storie mitologiche. Questo disco spazia da citazioni manzoniane a Nietzsche, il feat. con Max Gazzè, John De Leo e DMC e il coro di bambini in “Ti Fa Stare Bene”. Un genio colto che si fa pop o un fenomeno pop che si fa genio?
Oh, Vita! - Lorenzo Jovanotti. Se amate Jovanotti potreste rimanere delusi. Perché in questo disco non c’è il solito Lorenzo: o non era lui prima, o non lo è adesso. O semplicemente è cambiato. Lorenzo Cherubini chiama Rick Rubin, che riveste i brani senza eccessi. E si sente. La veste è quella cantautorale e hip hop. I testi non sono diretti come una volta, e anche i temi restano sospesi: è come se nulla in questi anni di attesa abbia veramente colpito, nel bene e nel male, Jovanotti. Del vecchio Lorenzo c’è la ballata romantica “Chiaro di luna”. E guarda caso, è quella che piace di più.
© RIPRODUZIONE RISERVATA