Bernal, il colombiano che si è preso un posto tra i grandi

Bernal, il colombiano che si è preso un posto tra i grandi
di Carlo Gugliotta
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Lunedì 31 Maggio 2021, 07:30

A soli 24 anni, Egan Bernal può vantare tra i propri successi un Tour de France, conquistato nel 2019, e un Giro d’Italia, guadagnato ieri al termine della cronometro finale, in una Milano gremita di bandiere colombiane. Eppure, tre settimane fa non tutti lo avevano pronosticato in rosa: il corridore della Ineos Grenadiers era reduce da un 2020 disastroso in seguito ad alcuni problemi alla schiena. Un lungo inverno di lavoro, il ritorno alle corse con buoni risultati nella “sua” Italia (lui che è venuto a vivere nel nostro Paese a 19 anni per raggiungere il sogno di diventare professionista) e tanti allenamenti dopo la Tirreno-Adriatico, l’ultima corsa alla quale aveva preso parte prima di un Giro che ha dominato conquistando la maglia rosa già alla nona tappa. 
CAPOLAVORO 
Ma il vero capolavoro Bernal lo compie nella tappa di Cortina d’Ampezzo: nonostante il meteo tutt’altro che favorevole, che ha portato alla cancellazione del Fedaia e del Pordoi, il colombiano vince in maglia rosa e distanzia decisamente gli avversari. Alla fine dei giochi, è lecito dire che Bernal ha davvero meritato questo Giro d’Italia in quanto è stato il più continuo nel corso delle tre settimane, l’unico a non avere avuto mai crolli verticali: anche nella tappa di Sega di Ala, dove aveva dovuto concedere qualcosa agli avversari, non è andato alla deriva. «Nel giorno di riposo avevo mangiato troppo poco - ha spiegato la maglia rosa - e così mi sono ritrovato senza energie». Il segreto del suo successo risiede nell’aver corso il Giro senza pressioni da parte della squadra: «Vincere il Tour non è stato difficile rispetto a ciò che è successo dopo. A 22 anni avevo raggiunto il sogno di ogni ciclista. Mi sono chiesto: e adesso? In Colombia sono stato considerato un eroe, visto che nessuno aveva conquistato un trionfo così. In allenamento facevo ottimi numeri, ma mi mancava la grinta. Poi sono subentrati i problemi alla schiena. Se ho vinto il Giro, gran parte del merito è del general manager della squadra, Dave Brailsford , con il quale ho parlato dopo il ritiro dal Tour 2020 e ha capito che per vincere ho bisogno di lavorare senza pressioni. Dave è un grande uomo e grande manager». La Ineos Grenadiers ha vinto tre edizioni del Giro d’Italia negli ultimi 4 anni: nel 2018 con Chris Froome (si chiamava ancora Team Sky), nel 2020 con Tao Geoghegan Hart e quest’anno con Berna. 
Se per il colombiano abbondano i paragoni con i grandi del passato, visto che vincere Giro e Tour a meno di 25 anni è un traguardo raggiunto solo da nomi come Felice Gimondi, Eddy Merckx e Gino Bartali, l’Italia esce con un buon bottino da questa edizione della corsa rosa.

La cronometro finale ha visto trionfare Filippo Ganna, che ha così raddoppiato la festa della Ineos Grenadiers. Il campione del mondo ha centrato il suo secondo sigillo personale dopo Torino, regalando il settimo successo azzurro in 21 tappe. La cronometro è stata molto caotica, con la caduta di Cavagna a 500 metri dall’arrivo e Matteo Sobrero che è stato chiuso contro le transenne da un’ammiraglia. L’Italia può esultare anche per il grande secondo posto in classifica generale di Damiano Caruso, che a 33 anni riesce a conquistare il suo primo podio in un grande giro dopo una vita da gregario. 

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