Effetti visivi, Andrea De Martis con Rocket Raccoon ha vinto il Ves Award: «Le mie creature hanno l'anima artigianale»

Eccellenza del settore, l'italiano ha creato uno dei protagonisti del film di supereroi "I Guardiani della Galassia Vol.3": «Tutto è nato quando da piccolo ho visto il Pinocchio di Comencini»

Andrea De Martis con Rachel Williams premiati ai Ves Award
di Eva Carducci
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Mercoledì 20 Marzo 2024, 12:09 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 07:43

Le sue creature prendono vita sullo schermo ma la loro anima è sicuramente artigianale. Lo racconta via zoom dal suo studio londinese collegato allo stesso computer nel quale prendono forma personaggi come Rocket Raccoon, uno dei protagonisti del film di supereroi I Guardiani della Galassia Vol.3 per il quale ha recentemente vinto insieme ai suoi colleghi, il prestigioso VES Awards (i premi della Visual Effect Society). 


Lui è Andrea De Martis, un’eccellenza italiana nel campo degli effetti visivi come modellatore e facials modeller. Nato a Gorgonzola, ha deciso di fare il grande salto a Londra, in due aziende leader del settore, MPC e poi Framestore, dove si occupa dal 2020 di creare le espressioni facciali dei personaggi digitali che animano la cinematografia contemporanea. 
Qual è stato il suo primo incontro con questo mondo?
«È nato tutto quando da bambino vidi il Pinocchio di Comencini. Lì ho capito che i pupazzi potevano essere animati, e non ho più smesso di pensarci. Cercavo tutte le immagini per carpirne i segreti, e provavo a ricostruire quel burattino con i pezzi di legno che trovavo per casa. Da adolescente poi mi sono avvicinato all’horror, e per la fantascienza sicuramente Aliens di James Cameron ha influito molto sulla mia formazione. È così che ho scoperto che c’era tutto un mestiere dietro al cinema. Ho intrapreso gli studi al liceo artistico perché volevo fare il make-up prostetico e animazione, poi ho proseguito fino alla Framestore».
Cosa l’ha spinta a migrare all’estero per fare questo lavoro?
«Mi trovavo bene in Italia, ma non ho fatto fatica a rinunciarci, perché se vuoi giocare nel massimo campionato purtroppo quel campionato non è in casa». 
Come riesce a dar vita a qualcosa che non esiste?
«C’è una tecnica base per fare le espressioni che si sviluppa da una codifica sviluppata negli anni ‘70 per decifrare quali muscoli muovono certe espressioni. Nello specifico come modellatore creo un modello del corpo e le relative espressioni facciali. Tendenzialmente è raro poter fare entrambe le cose perché entrambi i lavori richiedono molto tempo, ma nel caso di Rocket Raccoon, l’azienda aveva già partecipato a due film, quindi c’era una solida base da cui partire. Si lavora poi seguendo tutte le indicazioni dei supervisori e del cliente, che in questo caso era James Gunn, il regista del film Marvel. È fondamentalmente un gioco di squadra».
Può l’intelligenza artificiale cambiare questo mestiere? Lei la usa?
«Tutti gli strumenti tecnologici per l’arte o per la creatività sono sempre stati un elemento di grande stimolo. Ma non posso escludere che non comprometterà il nostro lavoro. Quando è arrivata l’animazione digitale i maestri che creavano le creature fisicamente ne hanno risentito, ma il fascino delle creazioni reali è sempre diverso. Quindi forse saremo destinati a subire lo stesso smacco. Anche se lavoriamo digitalmente comunque il nostro è pur sempre un mestiere artigianale, utilizziamo degli strumenti digitali per scolpire, gli stessi che utilizzerei per modellare il legno o il marmo, e questo ha sempre un peso diverso rispetto l’IA».
La cosa più difficile che ha creato? 
«Per il film L’unico e insuperabile Ivan della Disney abbiamo dovuto animare le espressioni facciali di un gorilla, e lì siamo dovuti partire da zero, e ha comportato uno stress superiore. Ma perdo il sonno con tutti i progetti a cui lavoro, perché è una passione, è la mia vita».
Quanto lavoro c’è dietro ogni singola inquadratura? 
«Ci sono anni di studio, preparazione e lavoro effettivo. Ti metti in gioco completamente, e speri sempre di raggiungere il più alto risultato possibile e quando non è possibile ne soffri. Ci sono delle grandi storie al cinema, come quelle narrate da Spielberg o Cameron che ti ispirano. Noi proviamo a raffinare ogni giorno quella via che hanno tracciato». 
Ha detto che la sua esperienza non è così eccezionale come si pensi, perché? 
«Molti conoscenti di Gorgonzola hanno raggiunto all’estero posizioni al vertice in diversi ambiti, dall’alta moda all’automotive.

Non so se sia la periferia ad aumentare la nostra voglia di emergere, come raccontano bene J-Ax e gli Articolo 31 nelle loro canzoni. Penso che a un certo punto ognuno abbia deciso di mettere la testa sulle spalle e di darsi un po’ da fare».

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