PERUGIA - «Non consentirò a nessuno, a nessuno, di dire che con le condotte contestate sia stato minato il diritto alla salute dei cittadini». L'avvocato Francesco Crisi non le manda a dire e anche ieri ha affilato le armi in una delle ultime arringhe della difesa del processo Concorsopoli sui presunti concorsi truccati in sanità. In oltre due ore ha duramente contestato le accuse a Massimo Lenti, il presidente della commissione della procedura del 2018 per due posti a Maxillo facciale che secondo la procura avrebbe rivelato le tracce d'esame e compiuto un falso ideologico.
«Nessun falso e nessuna rivelazione di segreto d'ufficio – commenta Crisi -: ho dimostrato in aula che la contestazione è fuori dall'area di tipicità della norma: nessuna rivelazione è stata fatta da Lenti considerato che di notizia segreta si può parlare solo quando la commissione, che è un collegio perfetto, ha deliberato le tracce». I pubblici ministeri Paolo Abbritti e Mario Formisano infatti accusano Massimo Lenti, direttore del reparto di Chirurgia vascolare dell'ospedale Santa Maria della misericordia, di aver fatto avere i temi d'esame giorni prima della prova al candidato da favorire, facendogli quindi ottenere «un ingiusto vantaggio patrimoniale», in accordo con l'ex direttore generale Emilio Duca. Accuse per cui è stata chiesta alla corte presieduta da Marco Verola una condanna a un anno e 10 mesi. Contestazioni invece rispedite al mittente, con la difesa che ha opposto una richiesta di assoluzione. «Lenti è una eccellenza nell'ambito della chirurgia vascolare – conclude l'avvocato Crisi - e nessuno, rispetto a una contestazione settoriale, può mettere in discussione la valenza del professionista».
Le difese, insomma, fanno quadrato davanti alle accuse a 31 imputati (stralciata intanto la posizione di Duca) della procura di Perugia per l'inchiesta che nel 2019, con arresti eccellenti, ha terremotato l'Umbria, decapitando di fatto sanità e politica.