Terni. L'economista Giuseppe Croce: «Terni oggi senza ambizione, le priorità sono la sanità e le infrastrutture, non il Liberati»

Terni. L'economista Giuseppe Croce: «Terni oggi senza ambizione, le priorità sono la sanità e le infrastrutture, non il Liberati»
di Vanna Ugolini
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Gennaio 2024, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 17:02

Giuseppe Croce, professore diEconomia alla Sapienza di Roma e attento osservatore delle dinamiche del territorio ternano.
 

Nei giorni scorsi sono stati diffusi i dati della Caritas sulla povertà ed è emerso, tra gli altri indicatori, preoccupanti per il territorio, il fenomeno dei "working poor", cioè di chi è sotto la soglia di povertà nonostante abbia un lavoro.

«Quello dei working poor è un fenomeno nazionale, ma in questo territorio ha dinamiche più accentuate. E questo dipende dalla qualità dei posti dei lavoro che si creano, che qui è molto bassa, quindi poco retribuita. Ci sono città medie, confrontabili con Terni, che provano a reagire a questa tendenza, in alcune parti del paese, ad esempio in Emilia Romagna, nelle Marche, nel Veneto e che hanno saputo reinterpretare in chiave più attuale il tema della formazione e della preparazione dei giovani. Qui bisognerebbe porsi la domanda su quali investimenti fanno sia l'università sia gli Its. Sono questi alcuni dei temi fondanti per Terni, temi su cui bisognerebbe lavorare intensamente. Ma sembra sia venuta meno qualunque ambizione. Parlare di verde pubblico e di sicurezza è importante ma non determinante, serve soprattutto a rendere meno drammatica la situazione di declino che sta contrassegnando Terni. Anche il tema del Comune grande, che porterebbe risorse e sinergie e un nuovo ruolo per Terni almeno nell'ambito del centro Italia, è uscito da tutte le agende politiche dopo la campagna elettorale e nessun attore sociale sta premendo per portalo avanti».
 

Questa giunta e la precedente hanno puntato molto sul turismo. Lei ritiene che la vocazione turistica potrebbe sostituire quella industriale per Terni?
«Il turismo è una parte importante di una economia variegata, ma non può sostituire lo sviluppo di servizi avanzati sul territorio e della riqualificazione industriale. Il turismo non crea posti di lavoro qualificati, sarebbe un'illusione pensarlo. E' un "pezzo" in più dal punto di vista dell'economia del territorio che non va a sostituire il resto. Per esemplificare, non si può scegliere il turismo e rinunciare a dialogare con le multinazionali. E poi di quale turismo stiamo parlando? Perchè c'è il turismo mordi e fuggi e c'è il turismo di qualità, per intenderci quello legato alle grandi mostre e collezioni d'arte: è soprattutto di quest'ultimo che Terni ha estremo bisogno».
 

Secondo lei nel 2024 l'economia ternana dipenderà ancora, soprattutto, da Ast e dal polo chimico?
«Certamente è da lì che bisogna partire. Ma bisognerebbe utilizzare le risorse del Pnrr per riqualificare, innovare, fare ricerca».
 

Quale ritiene siano le priorità del territorio?
«Oltre a quelle di cui ho parlato prima, la sanità è una priorità del territorio e l'ospedale lo è. Lo stadio, invece, non è una priorità, spero non si faccia con soldi pubblici o con soldi della Fondazione. Invece, in mancanza di grandi progettazioni, sarebbe interessante che fosse proprio la Fondazione ad assumere ancora di più un ruolo di leader anche progettuale, se è consentito dallo statuto».
 

Lei ha parlato di shock economici che potrebbero essere un'opportunità per il territorio. Ci può fare un esempio?
«Penso allo smart working che si è ampliato dopo la pandemia. Questo fenomeno sta cambiando i rapporti tra centro e periferia e per Terni potrebbe essere una carta importante da giocare. Sto parlando dello smart working ibrido, quello per cui si passano alcuni giorni di lavoro in presenza e altri a casa. Però Terni per essere attrattiva dovrebbe avere dei buoni collegamenti, treni che partono e arrivano puntuali, ad esempio. Ci si confronta sulla fermata del Freccia rossa ma non sulla qualità dei treni per Roma e non sul raddoppio del binario sulla Orte-Falconara. Un altro investimento per il terrorio che era nel Pnrr e che mi risulta sia stato tolto. E non c'è stata nessuna battaglia per riottenerlo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA