“Il maestro di San Francesco” in mostra alla Galleria nazionale dell'Umbria

Croce dipinta 1272
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Venerdì 8 Marzo 2024, 16:02

ASSISI - San Francesco come Gesù, il Nuovo Cristo, il Tredicesimo Apostolo venuto per salvare la Chiesa e
il mondo. C'è la mano di un pittore tra i più grandi del Duecento ma di cui non si sa nulla dietro la stagione che verso le metà di quel secolo vide nascere e svilupparsi ad Assisi il cantiere internazionale di artisti impegnati a mettere il Santo al centro della scena nel solco ideologico tracciato da Bonaventura da Bagnoregio. Fu appunto il Maestro di San Francesco, chiamato così alla fine dell' '800 dallo storico dell' arte tedesco Henry Thode, a raccogliere la lezione di Giunta Pisano che superava la rappresentazione del crocifisso con gli occhi aperti e trionfante sulla morte, umanizzandone invece nella sofferenza i tratti e le sembianze.
A celebrarne il valore, oscurato pochi decenni dopo da Cimabue e dalla potenza di Giotto, è la Galleria Nazionale dell' Umbria dal 9 marzo al 10 giugno con la grande mostra “L'Enigma del Maestro di San Francesco”. Lo stil novo del Duecento umbro, nell'ottavo centenario delle stimmate del Patrono d'Italia, che
sarà inaugurata dal minstro Sangiuliano. I curatori - Andrea De Marchi, Veruska Picchiarelli e Emanuele Zappasodi - hanno selezionato una sessantina di opere riunendo, come mai era avvenuto, sette dei nove capolavori mobili conosciuti del Maestro. Il cuore pulsante del racconto in otto sezioni è la Croce Dipinta di quasi cinque metri, la più grande con quella di Cimabue mai fatta in Italia e oggi divenuta il simbolo della
Galleria nazionale dell'Umbria - realizzata nel 1272 per la chiesa di San Francesco al Prato e le porzioni del dossale d'altare dipinto sui due lati che finalmente viene ricomposto con gli arrivi dalla National Gallery di Washington, dal Metropolitan di New York e dal museo del Sacro Convento.
L' allestimento, nel suggestivo blu notte che richiama la volta della basilica inferiore di Assisi, dove l' artista dipinse le scene della vita di Gesù speculari a quelle di Francesco come Alter Christus, evoca l'abside della chiesa perugina «in dialogo» con tutte le opere. Il percorso muove dalla Stauroteca di Cosenza, reliquiario dorato della croce realizzato a Palermo intorno al 1170 che rimanda al mondo bizantino, e si sviluppa
con le croci di Giunta Pisano (dal museo della Porziuncola e da Pisa) che riprendono l'iconografia del Cristo sofferente presa a modello dal Maestro di San Francesco. Spicca, anche per il suo valore di reliquia, la tavola che raffigura il Santo tra due angeli che, secondo la tradizione, Francesco usava come giaciglio e sulla quale fu poggiato il suo corpo dopo la morte.
«Il maestro di San Francesco - osserva Veruska Picchiarelli - è stato pittore raffinatissimo, un artista dei sentimenti e della commozione per l'attenzione ossessiva ai dettagli e la capacità di esprimere gli affetti e il mondo interiore». Un protagonista che ha avuto un ruolo fondamentale nel far nascere una tradizione stilistica, «la passione degli Umbri», e nel dare vita all'iconografia ufficiale del Santo «interpretando in maniera lucida le direttive dell' ordine francescano e della Chiesa». «Mai come allora Perugia fu davvero caput mundi - ha
rimarcato Andrea De Marchi - con Assisi era un pò la New York dell'epoca.

Quelle opere descrivono un mondo ardente e incadescente. Un grande teatro che parla profondo con la forza dell'arte». Avvolgente, infine, è la sala virtuale che ricostruisce la Basilica Inferiore di Assisi mappata al centimetro. Al visitatore viene suggerito un percorso verso questo luogo sacro straordinario dove la navata unica, nuda e spoglia diventò intorno al 1270 «uno scrigno multicolore».

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