Passignano sul Trasimeno, a novant'anni le rubano i gioielli con la truffa del finto carabiniere. I ladri presi ad Anagni, uno finisce in manette

Passignano sul Trasimeno, a novant'anni le rubano i gioielli con la truffa del finto carabiniere. I ladri presi ad Anagni, uno finisce in manette
di Walter Rondoni
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Giovedì 14 Marzo 2024, 09:04

Se ne stavano tornado dopo una toccata e fuga in Umbria. Ma non era stata né una gita di piacere né un viaggio d’affari. Quegli individui fermati lungo l’autostrada A/1 avevano lasciato il segno a Passignano sul Trasimeno. Sono incappati in un servizio predisposto nel fine settimana dagli agenti della Sottosezione della Polstrada di Cassino, in provincia di Frosinone, per individuare persone e veicoli sospetti. L’attenzione dei poliziotti era ricaduta su una Lancia Ypsilon, macchina in apparenza insospettabile, buona, almeno in teoria, per chi ha tutto l’interesse e l’intenzione di passare inosservato. Ma l’occhio degli agenti deve aver notato qualcosa di strano. Il sospetto è virato in certezza, quando, consultando i data base in dotazione alle forze dell’ordine, è saltato fuori che i due avevano alle spalle numerosi precedenti. Infine, particolare non secondario, stavano fornendo dichiarazioni discordanti sui motivi del loro viaggio. Che i “centauri” di Cassino non avevano preso un abbaglio l’ha confermato la successiva perquisizione dell’utilitaria. Dove, ben nascosta, c’era una busta contenente «numerosissimi monili d’oro», informano dalla Polizia.

A quel punto si è aperto un secondo filone d’indagine per scoprire la provenienza del tesoretto.

La meticolosa attività d’indagine condotta dai poliziotti ha consentito in poche ore di rintracciare a Passignano sul Trasimeno, il legittimo proprietario dei preziosi. Anzi, la legittima proprietaria, una nonnina quasi novantenne, raggirata dalla truffa del finto carabiniere. Il canovaccio è sempre uguale a se stesso. Ma, facendo leva sulla vulnerabilità e sugli affetti più cari delle persone, specie degli anziani, molto spesso va a segno. Tutto inizia da una telefonata, nella quale una voce molto professionale si qualifica come militare dell’Arma. Nello specifico, un sedicente capitano aveva informato l’anziana di un incidente stradale provocato da un suo familiare. Per evitarne l’arresto, bisognava versare una certa somma ad un emissario. Di lì a poco il compare del telefonista si era presentato a casa della vittima. Non avendo, questa, disponibilità di contanti, si era fatto consegnare una cauzione in monili d’oro. L’inchiesta si è conclusa con l’arresto di uno dei due presunti truffatori e la denuncia in libertà il suo sodale.

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