Perugia, violenza sessuale su due pazienti in ospedale: infermiere licenziato dopo 15 anni

L'ospedale Santa Maria della misericordia di Perugia
di Egle Priolo
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Martedì 14 Maggio 2024, 10:26

PERUGIA - La violenza sessuale commessa in ospedale, le sentenze di condanna e, dopo le sospensioni dal servizio, arriva il licenziamento in tronco. Senza preavviso e senza passi indietro. Perché un posto pubblico anche se a tempo indeterminato non è evidentemente per sempre, se nel frattempo si subiscono condanne per reati gravi come gli abusi sulle pazienti. È quello che è successo a un infermiere dell'ospedale Santa Maria della misericordia licenziato con una delibera del direttore generale Giuseppe De Filippis: dall'11 maggio non ha più un lavoro. Mandato via per le violenze raccontate da due pazienti, palpeggiate durante un prelievo di sangue e la misurazione della temperatura. Il primo episodio è del 2009, con l'uomo – oggi 42enne – che era stato assunto nell'ospedale di Perugia solo l'anno prima. La seconda violenza, invece, è del 2012, con la vittima all'epoca ventenne che raccontò subito l'umiliazione e la paura, arrivando così a farlo condannare, nel luglio 2021 a un anno e 9 mesi. Nel frattempo, l'infermiere era stato segnalato all'ufficio procedimenti disciplinari e sospeso dal servizio. Inizialmente per meno di un mese, «in attesa degli esiti del procedimento penale», come ricostruito nella deliberazione del dg. E l'uomo è rientrato al lavoro in attesa delle decisioni dei tribunali.

Le vie dalla giustizia e della commissione disciplinare si incrociano e si accavallano, con la sentenza della Corte d'appello che nel 2022 conferma la decisione di primo grado seppur con lo sconto di un mese di pena. E con i tempi della burocrazia, lo scorso 5 marzo l'Upd provvede «alla riapertura del procedimento disciplinare precedentemente sospeso – scrive De Filippis – a seguito della notificazione da parte della Corte d'appello» della sentenza avvenuta a febbraio «disponendo, contestualmente, nelle more della conclusione del procedimento disciplinare, l’adozione da parte del datore di lavoro di un provvedimento di immediata sospensione cautelare dal servizio» a partire dal 7 marzo. Nel frattempo l'ufficio disciplinare ha aperto un secondo procedimento «nei confronti del medesimo dipendente per fatti di cui era venuto a conoscenza per la prima volta con la sentenza definitiva di condanna» e alla fine, pochi giorni fa, la decisione: irrogazione della «sanzione del licenziamento disciplinare senza preavviso». Con recesso dal contratto a tempo indeterminato dall'11 maggio, come previsto dall'ufficio Risorse umane e disposto dal dg De Filippis.
Troppo gravi le accuse e i fatti contestati per mantenerlo in servizio, con la procura di Perugia che da subito aveva sottolineato la «violenza e l'abuso della condizione di inferiorità fisica» della paziente per costringerla «a subire atti sessuali».

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, infatti, col pretesto di misurarle la temperatura, le avrebbe alzato la maglietta e abbassato i pantaloni arrivando a toccarle seno e parti intime, anche dopo le resistenze della giovane, in ospedale per una colica renale. Il 42enne si è sempre dichiarato innocente, ma le parole della vittima sono state considerate più credibili. La ragazza si è detta traumatizzata, «perché non è stata solo la violenza – era stato ribadito nella costituzione di parte civile firmata dagli avvocati Giuseppe De Lio e Simona Boldrini - ma è stato anche il luogo in cui è stata commessa a devastarla: un ospedale in cui era entrata per essere curata». E come ricostruito dalla Corte d'appello nel notiziario penale, infatti, si è ritenuta «raggiunta la prova del reato, fondata essenzialmente sulle dichiarazioni della persona offesa, in quanto esse erano ritenute attendibili perché complessivamente coerenti e comunque riscontrate».

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