PERUGIA - La violenza sessuale commessa in ospedale, le sentenze di condanna e, dopo le sospensioni dal servizio, arriva il licenziamento in tronco. Senza preavviso e senza passi indietro. Perché un posto pubblico anche se a tempo indeterminato non è evidentemente per sempre, se nel frattempo si subiscono condanne per reati gravi come gli abusi sulle pazienti. È quello che è successo a un infermiere dell'ospedale Santa Maria della misericordia licenziato con una delibera del direttore generale Giuseppe De Filippis: dall'11 maggio non ha più un lavoro. Mandato via per le violenze raccontate da due pazienti, palpeggiate durante un prelievo di sangue e la misurazione della temperatura. Il primo episodio è del 2009, con l'uomo – oggi 42enne – che era stato assunto nell'ospedale di Perugia solo l'anno prima. La seconda violenza, invece, è del 2012, con la vittima all'epoca ventenne che raccontò subito l'umiliazione e la paura, arrivando così a farlo condannare, nel luglio 2021 a un anno e 9 mesi. Nel frattempo, l'infermiere era stato segnalato all'ufficio procedimenti disciplinari e sospeso dal servizio. Inizialmente per meno di un mese, «in attesa degli esiti del procedimento penale», come ricostruito nella deliberazione del dg. E l'uomo è rientrato al lavoro in attesa delle decisioni dei tribunali.
Le vie dalla giustizia e della commissione disciplinare si incrociano e si accavallano, con la sentenza della Corte d'appello che nel 2022 conferma la decisione di primo grado seppur con lo sconto di un mese di pena. E con i tempi della burocrazia, lo scorso 5 marzo l'Upd provvede «alla riapertura del procedimento disciplinare precedentemente sospeso – scrive De Filippis – a seguito della notificazione da parte della Corte d'appello» della sentenza avvenuta a febbraio «disponendo, contestualmente, nelle more della conclusione del procedimento disciplinare, l’adozione da parte del datore di lavoro di un provvedimento di immediata sospensione cautelare dal servizio» a partire dal 7 marzo. Nel frattempo l'ufficio disciplinare ha aperto un secondo procedimento «nei confronti del medesimo dipendente per fatti di cui era venuto a conoscenza per la prima volta con la sentenza definitiva di condanna» e alla fine, pochi giorni fa, la decisione: irrogazione della «sanzione del licenziamento disciplinare senza preavviso». Con recesso dal contratto a tempo indeterminato dall'11 maggio, come previsto dall'ufficio Risorse umane e disposto dal dg De Filippis.
Troppo gravi le accuse e i fatti contestati per mantenerlo in servizio, con la procura di Perugia che da subito aveva sottolineato la «violenza e l'abuso della condizione di inferiorità fisica» della paziente per costringerla «a subire atti sessuali».