Arabia Saudita, il centro storico di Jeddah trasformato in un’enorme pista da ballo

Prima il deserto di AlUla, dove si trova la “Petra d’Arabia”, poi l’altro sito Unesco di Al Balad dai palazzi in pietra di corallo nella città considerata la porta d’accesso alla Mecca

Arabia Saudita, il centro storico di Jeddah trasformato in un’enorme pista da ballo
di Beatrice Tomasini
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Giovedì 8 Febbraio 2024, 10:48

Quando all’imbrunire il muezzin dall’alto del minareto richiama i fedeli alla ṣalāh improvvisamente cala il silenzio: la musica si interrompe e Al Balad si cristallizza in una dimensione spazio temporale sospesa. Solo fino a qualche minuto prima i decibel sparati per le strade del centro storico di Jeddah, facevano pensare a Ibiza e invece si tratta di Arabia Saudita, il paese con le due città più sacre dell’Islam (La Mecca dista appena 80 chilometri) dove neanche dieci anni fa gli spettacoli dal vivo erano impensabili. 

Ma negli ultimi tempi i cambiamenti che stanno investendo la KSA (Kingdom of Saudi Arabia) sono a dir poco stupefacenti e in tanti ambiti diversi, come quello dell’industria musicale sempre più in fermento: Balad Beast, a metà gennaio, ne è stato un esempio. In occasione del festival ospitato per le vie e le piazzette della Old Jeddah sono stati allestiti quattro palchi ognuno con proposte di generi diversi tra tecno, hip hop, house, elettronica e R&B e sono stati tantissimi i giovani che hanno partecipato alla seconda edizione. Il programma ha visto, tra i big, il trio americano dei Major Lazer e il francese Dj Snake che si sono esibiti nel gran finale delle due serate, e un mix tra artisti sauditi (da Vinyl Mode ai Dish Dash) e internazionali, come Ty Dolla Sign, Bebe Rexha, Jungle e Wu-Tang Clan.

 

L’organizzazione – curata nei minimi dettagli sotto l’aspetto della sicurezza e dell’attenzione da riservare al prezioso patrimonio architettonico di Al Balad (attualmente sotto restauro e con progetti di aperture di nuovi caffè, ristoranti e boutique hotel) – è stata in capo alla saudita MDLBEAST che stavolta ha sorpreso il pubblico con spettacolari effetti speciali e videomapping. Si tratta della stessa società dietro ad altri mega eventi come Soundstorm, a Riyad, e Azimuth, tra le gole desertiche di AlUla, con in line up nomi del livello di Martin Garrix e Peggy Gou e numeri da record (fino a 600 mila partecipanti) per un paese che ha aperto al turismo internazionale solo nel 2019 e che conferma così la continua crescita del panorama musicale dell’area MENA (Middle East and North Africa).

 

Per le suggestioni che evoca Al Balad, l’antico quartiere dei mercanti di Jeddah che è l’unico centro storico ancora intatto di tutto il Regno riconosciuto Patrimonio Unesco nel 2014, è una tappa imperdibile in un viaggio in Arabia ed è un dedalo di viuzze costeggiate da moschee, sūq e quasi 600 edifici in pietra di corallo dai balconi abbelliti con strutture intarsiate in legno, una diversa dall’altra. I roshan, dal persiano rozen che significa splendere, sembrano delle opere d’arte per via di queste raffinate decorazioni reticolari (di simili se ne incontrano anche a Medina e alla Mecca) che un tempo permettevano alle donne di osservare cosa succedeva in strada senza però essere viste.

 

Oggi invece è proprio il caso di dire che la musica è cambiata. Da quando il primo ministro Moḥammad bin Salmān, il figlio 38enne dell’attuale sovrano già nominato come suo successore al trono, ha lanciato l’ambizioso piano di riforme Vision 2030 – una strategia di sviluppo per un’Arabia Saudita oltre la dipendenza petrolifera – sono state introdotte molte novità importanti che stanno dando un altro volto non solo al comparto economico ma anche a una società dai tratti finora conservatori.

E così proprio in quei vicoli del centro storico di Jeddah, la seconda città più popolosa della Ksa con 4 milioni di abitanti (e tantissimi expat chiamati soprattutto a coordinare grandi eventi come America's Cup, GP di Formula 1, Next Gen ATP Finals) che nacque tremila anni fa come villaggio di pescatori per poi trasformarsi in città commerciale grazie alla sua posizione sul Mar Rosso, sono state tantissime le donne saudite che hanno partecipato a Balad Beast. 

E proprio MDBLBEAST, che oltre a organizzare grandi eventi musicali è etichetta discografica, è stata una piattaforma di lancio importante per tante ragazze nate e cresciute nel Regno col sogno di una carriera in consolle. 

Tra queste, vera e propria pioniera dell’elettronica, c’è Cosmicat, una delle protagoniste della prima serata del festival: destinata a un futuro da dentista in un’epoca in cui l’Arabia non aveva scuole di musica e per questo cresciuta nella scena underground, la 31enne Nouf Sufyani ha imparato a mixare da sola nella sua stanza sperimentando e prendendo ispirazione, come lei stessa ci racconta, dai suoni dalla natura.

Notata grazie al talento di cui è dotata e incoraggiata nell’intraprendere una carriera da dj Cosmicat, grazie all’appoggio di MDLBEAST nel 2018 ha suonato per la prima volta di fronte a un pubblico di migliaia di spettatori in occasione di Soundstorm e nel 2020 ha lanciato il suo Ep d'esordio, Dilemma.

“Prima di me non c’era nessun’altra donna a cui io potessi guardare come modello e tutto questo mi spaventava nel trovare il coraggio di venir fuori. Poi quando ho visto tante ragazze che facevano il tifo per me allora ho capito che era il momento: ormai qui ogni giorno ne vedo sempre di nuove e talentuose e questo mi rende molto felice”, racconta Cosmicat.

Nata in Arabia e cresciuta tra Giappone e Inghilterra, Nooriyah, che si è esibita durante la seconda serata di Balad Beast sul palco principale della kermesse, è un altro esempio del talento delle nuove generazioni saudite vogliose di portare in giro per il mondo la propria tradizione musicale e i suoni del SWANA (South-West Asia North Africa) dimostrando anche come abbiano avuto una certa influenza sulla musica occidentale: “Le statistiche mondiali parlano chiaro: nel mondo dei dj le donne sono ancora in minoranza. Qui è stato bello aver visto praticare la loro creatività sul palco ma anche con ruoli importanti dietro le scene”. I sauditi amano la musica e divertirsi spiega Nooriyah che aggiunge: “Ci sono ancora tanti stereotipi su questa parte del mondo ma questo festival dimostra tutto l’opposto”.

Lo conferma anche il dj e produttore Ahmad Alammary, in arte Baloo, che è la mente creativa di MDBLBEAST in quanto suo Chief Creative Officer: “Gli artisti della regione non sempre hanno l’opportunità di esibirsi sui grandi palcoscenici internazionali e i nostri festival sono un modo per celebrare il nostro gusto, il nostro sound e dare sfogo alla nostra creatività. Tutto questo lo facciamo per noi. Non sono qui per combattere i pregiudizi, sono qui per cambiare il nostro stile di vita e aiutare a raggiungere la felicità”.

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