Dehors fissi per legge, c’è il no del Comune. Le imprese: «Valutiamo»

Palazzo dei Priori: «È incostituzionale, chi apre dopo che fa?». Via libera da Confartigianato, Cna chiede procedure più snelle

Dehors fissi per legge, c’è il no del Comune. Le imprese: «Valutiamo»
di Massimo Chiaravalli
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Sabato 18 Maggio 2024, 05:00

Cristallizzare la situazione attuale sui dehors - i tavoli all’aperto di bar e ristoranti - con l’allargamento ancora attualmente in proroga dal periodo del Covid. È la legge su cui sta lavorando il governo, anticipata dal ministro Adolfo Urso. Le reazioni? No del Comune, ni della Cna, sì della Confartigianato.

Si parte da palazzo dei Priori, che ha chiuso proprio ora il regolamento sui dehors, atteso a breve in consiglio. «Noi andiamo avanti. Il decoro della città - dice l’assessore Emanuele Aronne - compete a noi, non è che Urso si sveglia e liberalizza tutto. Secondo me sarebbe una legge anche incostituzionale, perché chi apre un’attività dopo che fa, resta bloccato?». Poi chiarisce: «Il nostro regolamento è su come si fanno i dehors, con indicazioni sulle percentuali massime di spazio occupabili nelle piazze. Urso parla di occupazione di suolo pubblico, andrebbe a rendere regolare la deroga che c’è adesso. Ma come si fa il dehor lo decido io». Resta il dubbio: «Ora cristallizzi la situazione pandemica: e chi arriva dopo? Secondo me comunque questa legge non passerà mai. Io il regolamento lo faccio, poi si vedrà».

In casa Confartigianato, il segretario Andrea De Simone è favorevole. «Una regolamentazione va data. Noi - spiega - abbiamo chiesto spazi anche per gelaterie, piadinerie e pizzerie al taglio, per dare la possibilità di sedersi o appoggiarsi: si prende una cosa all’interno e si consuma fuori. Su questo c’è stata collaborazione da parte del Comune, il regolamento andrà in consiglio a breve. Si salvaguardano le attività commerciali e si dà un’opportunità in più anche alle attività artigianali». A Bagnaia ci sono stati problemi sulla via che va a Villa Lante, con i vincoli della Soprintendenza. «Sarebbe bene se si riuscisse a trovare una soluzione anche per loro. Quindi - continua De Simone - sono assolutamente favorevole all’iniziativa del ministro, perché i dehors sono opportunità di lavoro sfruttabili 8 mesi all’anno. Se si andasse in questa direzione sarei quindi d’accordo».

Luigia Melaragni, segretaria della Cna, mette invece qualche paletto. «Il regolamento comunale - commenta - definisce le caratteristiche estetiche e tecniche che devono avere le strutture, soprattutto nel centro storico, per una questione anche estetica. In più si definiscono le regole sugli spazi da concedere, garantendo a tutti uno spazio. Sì dunque alla semplificazione, no a lasciare lo status quo dell’era Covid, perché non c’erano pareri, né su superficie e caratteristiche. Così poi non si garantisce il nuovo, chi deve aprire». Di conseguenza, «se si semplifica siamo d’accordo. Ora ogni impresa, una volta approvato il regolamento comunale, dovrà chiedere il parere alla Soprintendenza, che mi pare pura follia. Cento pareri per cento imprese, invece si presume che una volta stabilite le regole l’autorizzazione venga rilasciata d’ufficio. A meno che non si vada fuori dal catalogo delle caratteristiche consentite. Se il ministro si sforzasse di semplificare le procedure quindi siamo d’accordo, ma non si può certo lasciare le cose come stanno da qui all’eternità».

Massimo Chiaravalli

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