“Per prima cosa, chiediamo nuovamente al sindaco di segnalare in modo chiaro e visibile la pericolosità dell’area con appositi cartelli, per dissuadere le persone ad accedervi”. Dal comitato cittadino Valle del Tevere – Emergenza rifiuti tossici arriva forte l’appello al primo cittadino, Piero Rossi, affinché renda esplicito quali sono i 150 ettari su cui si stende l’area su cui si estende l’area del Pascolaro, il Casettone e Bivio del Pellegrino nel comune di Graffignano, oggetto del finanziamento di 13 milioni di euro per la bonifica. Al momento, infatti, come denunciano dal comitato, l’accesso è libero e questo rappresenterebbe un potenziale rischio per i cittadini.
Nella lunga vicenda che ha portato all’inserimento del sito tra quelli “orfani” da parte del ministero della Transizione ecologica tramite risorse del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), un ruolo cruciale lo hanno giocato proprio i cittadini che in quell’area vivono, preoccupati per le conseguenze sulla salute dell’interramento di rifiuti speciali. Una vicenda che, senza il loro continuo impegno di denuncia, avrebbe rischiato di finire sepolta proprio come i materiali inquinanti presenti nel sottosuolo.
Tutto risale all’inizio degli anni duemila. Le prime, allarmanti analisi, sono quelle effettuate dall'Arpa che già nel 2007 rivelarono la presenza di metalli pesanti, Pcb (policlorobifenili) e idrocarburi. Su quei campi si è continuato a coltivare e poi nel 2016 è stata anche autorizzata un'azienda faunistico-venatoria. Nel mentre, un'indagine della magistratura per “traffico illecito di rifiuti con relativo interramento degli stessi" ha puntato i riflettori su quei terreni. Ma il processo penale a carico della ditta dei fratelli Nocchi si è chiuso con la prescrizione del reato, senza che sia stato effettuato alcun ripristino dei luoghi: i materiali inquinanti sono rimasti lì a contaminare terreno e falde acquifere (nell’area sono presenti numerosi laghetti, inoltre, c’è il Tevere a lambirla).
Finché la stampa, raccogliendo proprio le denunce del comitato, ha squarciato il velo di omertà e contribuito all’interessamento delle istituzioni regionali. È stato il consigliere regionale Enrico Panunzi a sollecitare sopralluoghi e, infine, lo stanziamento di quasi 600mila euro per la caratterizzazione che ha confermato la presenza di Idrocarburi, stagno, mercurio, berillio, zinco, piombo, nickel nel sottosuolo e ha aperto le porte al finanziamento ministeriale.
“Questa – commentano dal comitato - è la notizia che pensavamo non avremmo mai avuto la possibilità di dare su questa pagina: sono stati stanziati i soldi, ben 13 milioni di euro per la bonifica.