Un mattatore al Teatro del'Unione: con il "Canto dell'usignolo" Glauco Mauri interpreta la poesia delle opere di Shakespeare

Glauco Mauri
di Carlo Maria Ponzi
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Venerdì 3 Novembre 2023, 05:20

“Variazioni Enigmatiche” di Eric-Emmanuel Schmitt doveva essere uno dei titoli di punta della stagione 2023/2024 del Teatro dell’Unione, previsto in scena il 5 novembre, con due grandi attori, Glauco Mauri e Roberto Sturno, fondatori nel 1981 di una delle più celebrate compagnie teatrali della Penisola. L’improvvisa scomparsa di Sturno il 22 settembre scorso, ha indotto Mauri ad andare comunque in scena il 5, alle ore 18, con uno spettacolo – “Il canto dell’usignolo” – che, da un lato non priva il pubblico viterbese di una serata da incorniciare, dall’altro rappresenta un commosso ricordo del prezioso sodale con il quale ha condiviso le tavole dei palcoscenici di tutta Italia.  

«Il canto dell’usignolo» è una breve favola di Gotthold Ephraim Lessing. Un pastore, in una triste sera di primavera dice a un usignolo: «Caro usignolo, perché non canti più? Te ne stai muto da tanto tempo. Il tuo canto mi teneva compagnia: era così dolce, mi aiutava nei momenti di tristezza, mi era di tanto aiuto. Perché, caro usignolo, non canti più?». «Ahimè – rispose l’usignolo – ma non senti come gracidano forte le rane? Fanno tanto tanto chiasso e io ho perso la voglia di cantare. Ma tu non le senti?». «Certo che le sento – rispose il pastore – ma è il tuo silenzio che mi condanna a sentirle».

“Chi ha il dono di «cantare» quindi canti – annota Mauri nelle note di regia -  per non condannarci a sentire il tanto gracidare della banalità e della volgarità che ci circonda. C’è tanto chiasso intorno a noi che abbiamo bisogno che si alzi un canto di poesia e di umanità”.

Quella poesia e quella umanità che è facile pescare nelle opere di William Shakespeare (1564-1616) sia sul fronte dei  “Sonnets”, scritti prevalentemente tra il 1593 e il 1595, sia sul fronte delle opere teatrali

Accompagnato da Marco Blanchi e dalle musiche composte ed eseguite in scena da Giovanni Zappalorto e da  Marzio Audino (percussioni), Mauri sarà protagonista di una intensa serata attraverso la poesia delle  pagine più belle dei capolavori del Bardo di Avon e, insieme, una galleria con alcuni dei 24 personaggi interpretati da Mauri in 90 anni di una vita spesa sul palco: dall'amore esternato nei citati Sonetti (precisamente il 126, il 29, il 22, il 66, il 71 e il 129); il prologo di “Enrico V“, i dialoghi di “Macbeth” e “Riccardo III”, vari brani estratti da “Giulio Cesare” e dal “Re Lear“. La serata si conclude con la lettura del monologo finale di Prospero ne “La tempesta“, ultima opera scritta da Shakespeare: “Ora i miei incanti son tutti spezzati, e quella forza che ho è mia soltanto e assai debole. Ora senza dubbio potete confinarmi qua o farmi andare a Napoli. Non vogliate, giacché ho riavuto il mio ducato e perdonato al traditore, che io resti ad abitare, in grazia del vostro magico potere, questa isola (…)

"Shakespeare, insieme a Dostoevskij e Beckett – ha affermato   Mauri - è alla base della mia formazione. Perché racconta l'uomo come un impasto di fango e di luce, senza mai giudicare e condannare".

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