Antenna vicino a Villa Lante, il Comune dice ancora no: ricorso al Consiglio di Stato

Antenna vicino a Villa Lante, il Comune dice ancora no: ricorso al Consiglio di Stato
di Simone Lupino
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Lunedì 27 Febbraio 2023, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 18:30

Antenna nel parco pubblico vicino a villa Lante, il Comune di Viterbo non ci sta. Palazzo dei Priori ha deciso di impugnare la sentenza pubblicata lo scorso 2 dicembre con cui il Tar del Lazio ha dato ragione ad alcune compagnie telefoniche, annullando il diniego alla richiesta di installazione di una stazione radio base in un’area verde in via Sant’Anna, a Bagnaia. Nei giorni scorsi la giunta ha autorizzato la sindaca a proporre appello davanti al Consiglio di Stato.

La vicenda si riferisce a una istanza presentata il 26 novembre 2021 dalla società Inwit in maniera congiunta con Tim e Vodafone per la realizzazione di un impianto su nuova struttura in area libera. Da via Ascenzi avevano risposto no affermando che, trattandosi di una zona F6 “Parco pubblico” (F6), il regolamento comunale per l'istallazione e l'esercizio di impianti di telefonia prescrive solo il posizionamento solo “su manufatti esistenti (fabbricati, pali di illuminazione, torri faro)”. Alla luce di ciò “e in forza degli obblighi di tutela da esercitare verso il particolare pregio del sito risulta all’uopo imprescindibile evitare un ulteriore consumo di suolo che non sia finalizzato alla fruizione delle aree stesse”. Facendo riferimento al fatto che l’area libera individuata “si trova in prossimità del parco di Villa Lante”.

Inwit era ricorsa al Tar affermando che il divieto contrastava con “la natura di opere di urbanizzazione primaria riconosciuta a questi impianti, da ritenere perciò compatibili con ogni destinazione urbanistica, mentre la posizione del Comune, secondo cui il regolamento si limiterebbe a imporre una determinata metodologia di installazione senza contemplare divieti assoluti di localizzazione nelle zone F6, si tradurrebbe in un divieto di fatto della realizzazione di nuove infrastrutture del genere in tutte le aree in questione”.

Rispedita al mittente la tesi del consumo di suolo, trattandosi di “impianti tecnologici che non sviluppano volumetria o cubatura e ingombri paragonabili a quello dei manufatti e delle costruzioni, degli edifici in cemento armato o muratura”, ma sarebbero “strutture che, per esigenze di irradiamento del segnale, si sviluppano in altezza tramite strutture metalliche, pali o tralicci”.

Ritenuto infine “illogico il riferimento, contenuto nel diniego, al Parco di Villa Lante". Il sito prescelto infatti non è sottoposto a vincoli.

In primo grado il tribunale amministrativo ha ritenuto il ricorso di Inwit fondato e lo ha accolto in toto. L’ultima parola spetterà ora ai giudici di palazzo Spada.

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