«Avevo capito subito che era una relazione tossica, ma ero innamorata di lui e non riuscivo a lasciarlo». Quando era poco più che maggiorenne, però, si è dovuta privare della sua libertà perché quel ragazzo che pensava di amare le impediva pure di uscire con le sue amiche. «Mi metteva le mani addosso e mi diceva che ero una poco di buono». Fino alla sua denuncia per stalking scattata dopo episodi che sarebbero avvenuti anche dopo la fine della loro relazione, con lui, un teramano coetaneo della ragazza, finito ai domiciliari, rimesso in libertà e poi tornato ai domiciliari dopo aver violato la misura dell’obbligo di avvicinamento. È stata lei, ieri, durante il processo a Teramo al suo ex, a raccontare i fatti (è parte civile, assistita dall’avvocata Paola Petrella). L’imputato, invece, è difeso dall’avvocato Nello Di Sabatino.
Dinamiche che si ripetono puntualmente. «Quando uscivamo e magari un amico mi rivolgeva una parola, è capitato che lui poi abbia fatto a botte e poi se la prendeva pure con me. Potevo uscire solo con lui», ha detto. Come se fosse una sua proprietà esclusiva.
Un mese dopo, a relazione ormai terminata, invece, lei se lo sarebbe ritrovato in una discoteca di Pescara. «A fine serata gli abbiamo dato un passaggio con la mia macchina perché lui non aveva nessuno che lo riportasse a casa – racconta ancora la giovane - Io avevo bevuto e non volevo guidare. Siamo rientrati alle 11 del mattino e così lui mi ha chiesto di fermarmi a casa sua proprio per non farmi guidare». Ma quando si sono risvegliati il pomeriggio lei non ha ritrovato le chiavi dell’auto. «È iniziata una discussione. Dopodiché mi ha messo un cuscino sulla faccia. Quando sono riuscita a scappare, mi ha afferrata e ha tentato di strangolarmi. Mi sono difesa graffiandolo, ma lui mi ha colpito con un pugno al naso».