Ha umiliato la moglie e sua figlia, che sin dal matrimonio conviveva con loro, maltrattandole entrambe e tentando di costringerle a lasciare la casa, imponendo delle rigide limitazioni anche nei consumi dell’acqua e della corrente elettrica. Una vicenda avvenuta a Teramo e iniziata dopo che la donna, rimasta vedova e madre di una figlia, si era risposata con lui, ma quando a distanza di pochi anni dal matrimonio si è accorta che qualcosa era cambiata nel marito, ha deciso di assumere un investigatore privato e così ha scoperto che l’uomo di cui si era innamorata, un professionista teramano, aveva una relazione extraconiugale. E’ a quel punto che il marito avrebbe cambiato atteggiamento con la moglie e la figlia di quest’ultima.
Ieri, l’uomo è stato rinviato a giudizio per maltrattamenti in famiglia nei confronti di entrambe dopo che gli è stato rigettato dal giudice una richiesta di patteggiamento ad un anno e 8 mesi di reclusione perché la pena è stata ritenuta non congrua.
«Voi non fate parte della mia famiglia. Mi sono sposato solo perché eravamo rimasti soli io, mio padre e mio fratello», le diceva anche davanti alla figlia. E per tentare di mandarle via di casa avrebbe provato ad imporre una rigida limitazione dei consumi di acqua e corrente elettrica, così come gli contesta l’accusa. Le obbligava a tenere le tapparelle sempre chiuse, si chiudeva in camera per ore senza rivolgergli la parola, rimuoveva le manopole dai fornelli, bloccava il funzionamento del forno e faceva sparire tutte le pentole e poi ancora staccava il wi-fi per impedire l’uso di internet. Rendendo in tal modo la convivenza familiare una fonte di sofferenza.