Orso nei paesi, è allarme: «Siamo reclusi nelle case»

Incursioni nell’alta valle dell’Aterno: i cittadini chiedono interventi urgenti

Orso nei paesi, è allarme: «Siamo reclusi nelle case»
di Marianna Galeota
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Sabato 11 Maggio 2024, 10:07

Aprire un dibattito pubblico con le popolazioni della medio-bassa valle dell'Aterno e ascoltarne le esigenze per adottare provvedimenti idonei alle incursioni sempre più frequenti di orsi nei centri abitati. È quanto chiede con un manifesto pubblico indirizzato alle autorità competenti (Parco Sirente Velino, assessorato regionale ai Parchi, prefetto e sindaci di San Demetrio ne' Vestini, Fagnano e Fontecchio, Tione degli Abruzzi, Acciano, Molina Aterno, Castelvecchio Subequo, Secinaro, Gagliano Aterno, Castel di Ieri, Goriano Sicoli) un gruppo di cittadini, coordinato dall'ex sindaco di Fontecchio Angelo Benedetti e dai consiglieri comunali Andrea Carosa, Alessio di Loreto e Domenico di Nardo. A firmare il manifesto anche Danilo Moriante, Vincenzo Passacantando, Fabrizio Iovannitti, Primo Benedetti, Domenico Carosa, Felice Gino Di Nardo, Antonio Egidi, Domenico Carosa, Francesco Ciancone. «Bene le misure messe in atto con maggiori controlli, monitoraggio, risarcimenti, allerta e quant'altro, nel corso del tavolo in Prefettura, ma il problema è la permanenza dell'orso nella zona - scrivono - Molte sono state le incursioni di un orso all'interno di centri abitati della vallata dove ha razziato arnie di api e pollai. La gente è spaventata. C'è un clima irreale, dove tutti si sentono reclusi in casa. Il territorio della vallata è caratterizzato da paesi limitrofi dove la popolazione si sposta ancora a piedi. Per questo, l'opinione più diffusa tra la gente, è quella di chiedere l'allontanamento dell'orso dalla vallata, per riportarlo nei luoghi di origine, più idonei alla sua specie.

Ci teniamo a precisare che la popolazione della zona ama gli animali, come tutti coloro che abitano e vivono la montagna».

EQUILIBRIO

«Qui le attività agricole e di allevamento hanno sempre convissuto con gli animali selvatici, quindi si è favorevoli al Parco, ma con il giusto rapporto tra superficie e popolazione animale - aggiungono - Invece, si è incrementato lo squilibrio tra territorio e la popolazione animale a discapito di territorio e abitanti. L'intera zona è invasa da cinghiali, cervi, caprioli, istrici, lupi, tassi. Una misura lodevole quella del Parco che recentemente ha posto in essere il controllo dei cinghiali. L'agricoltura, con le sue colture locali tipiche, grano, patate, mais, zafferano e quant'altro, comunque è compromessa. La zona era molto ricca di tartufi e oggi ci sono cave di tartufo distrutte e una florida economia andata in fumo».

«Stesso si dica per le altre colture che non vengono neanche più messe a dimora perché verrebbero devastate da branchi di animali - concludono - Potenziali economie che sarebbero potute svilupparsi sono stroncate sul nascere. Oltretutto non si contano più i numerosi incidenti stradali, causati dall'elevato numero di animali presenti in tutto il territorio».

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