Vecchi mobiletti appoggiati a un muro. Dove non dovevano stare. Non era la prima volta che nel piccolo condominio di via Gran Sasso, a Pescara, i residenti litigavano per rottami e rifiuti. Solo che stavolta c’è scappato il morto. Afsal Hossain Khokan, 44 anni, padre di quattro figli originario del Bangladesh, è steso un paio di metri più in là, coperto da un lenzuolo. Non molto distante una bottiglia di birra vuota e un sacchetto di immondizia. E’ per quella roba lì che ieri, poco dopo le dieci ha iniziato a discutere con altre persone e subito le cose non si sono messe bene. Che i toni della discussione fossero alti lo testimoniano le telefonate che alcuni passanti hanno fatto alla centrale operativa dei carabinieri per dare l’allarme.
Una lite brutta, hanno detto. Qualcuno ha parlato di quattro persone che si confrontavano, altri di cinque. Il tempo di arrivare e c’era solo a terra il corpo di Afsal: unica traccia qualche goccia di sangue tra il portone dell’edificio e il punto di caduta. I carabinieri, diretti dal comandante provinciale, colonnello Riccardo Barbera, dal capitano della compagnia Giovanni Rolando e coordinati dal tenente Giuseppe Sicuro, comandante del nucleo investigativo, hanno immediatamente messo in sicurezza l’area ed iniziato ad effettuare i rilievi necessari a ricostruire la dinamica degli eventi.
Che nelle loro linee generali sono apparsi subito abbastanza chiari.
In serata la svolta: per l’omicidio di Khokan, hanno fatto sapere i carabinieri, c’è un fermato e si tratta di un marocchino di 63 anni, domiciliato a Pescara, la cui posizione si è aggravata sulla base delle risultanze investigative.