Terrorismo, manager di Chieti nell'inferno di Londra: «Mi sono salvato dietro una fioriera»

Terrorismo, manager di Chieti nell'inferno di Londra: «Mi sono salvato dietro una fioriera»
di Gianluca Lettieri
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Lunedì 5 Giugno 2017, 10:17
«Mi sono salvato nascondendomi dietro una fioriera». Marco Zappalorto, 32 anni di Chieti, sabato si trovava nell’inferno di Londra. Era con gli amici, in un bar, quando è iniziato l’incubo: il doppio attentato, la paura in strada, la notte trascorsa asserragliato in un pub. Marco, laureato alla prestigiosa London School of economics and social sciences, è fratello di Chiara Zappalorto, segretaria provinciale del Pd e consigliera comunale: vive da dieci anni in Inghilterra ed è direttore di una fondazione che si occupa di innovazione sociale.

«È stato terribile - racconta -. Ero a una festa: il locale si trovava nell'area del ponte di London Bridge, una zona molto trendy, frequentata da ragazzi della mia età, a tre o quattrocento metri dal punto del primo attacco». Sono state ore drammatiche, da ostaggio della paura. «La prima cosa a cui ho pensato, oltre che mettermi in salvo, è stata tornare a casa. Anche perché stamattina (ieri per chi legge; ndr) avrei dovuto prendere un volo per Helsinki: abito a nord del fiume, a un chilometro in linea d’aria dal London Bridge, e per farlo ho cercato di trovare un ponte alterativo».

Ma è stato un errore, spiega Marco, «perché mi sono trovato coinvolto nel secondo attacco, quello a Borough Market. Ero tra la folla terrorizzata, a un centinaio di metri dai luoghi in cui hanno colpito gli attentatori». I tre terroristi, infatti, prima hanno utilizzato un furgoncino per lanciarsi a tutta velocità e investite alcune persone su London bridge, poi sono scesi e ne hanno ferite altre a coltellate. Quindi sono risalite sul mezzo e hanno proseguito per Borough Market, dove hanno accoltellato uomini e donne fra i ristoranti e i bar della zona. «Tutte le persone fuggivano, i poliziotti avevano gli scudi e gridavano: “Scappate, andate via” - continua Marco -. Proprio davanti ai miei occhi hanno arrestato una persona, buttandola a terra e ammanettandola, ma non penso che fosse uno degli attentatori perché leggo che sono stati tutti uccisi. Mi sono salvato nascondendomi, in un primo momento, dietro una fioriera».

L'intervista sull'edizione cartacea del Messaggero Abruzzo, in edicola il 5 giugno 2017
 
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