LA RISOLUZIONE
La neo maggioranza gialloverde nella sua risoluzione al Documento di economia e finanze, ha fatto mettere agli atti la richiesta all'Europa di maggiore spazio sul deficit. Tria ha promesso che tratterà. Ed è anche molto probabile che qualcosa otterrà, come del resto hanno sempre ottenuto i ministri che lo hanno preceduto. Ma lo scambio che la commissione chiederà, e che Tria ha già fatto capire di voler rispettare, è il controllo del debito. Insomma, scatti in avanti su reddito di cittadinanza e flat tax sono difficili. Certo, al ministero hanno iniziato a prendere in mano alcuni dossier, come quello prodotto dal ministero dell'ambiente che quantifica in 17 miliardi di euro gli incentivi e gli sconti fiscali «dannosi per l'ambiente». Qualcosa si può recuperare, ma difficilmente si andrà oltre un paio di miliardi. A meno di non voler mettere mano ai 5 miliardi di sgravi al diesel che, però, comporterebbe immediatamente un aumento dei prezzi alla pompa per milioni di automobilisti. Misura impopolare. Il sacrificio delle altre deduzioni e detrazioni è già stato promesso all'altare della flat tax. Ma tolti gli sconti sul lavoro dipendente, sulle pensioni, sulle spese sanitarie, e così via, rimarranno da finanziare ancora una cinquantina di miliardi. Anche l'aumento della tassazione dei giochi, un'altra delle coperture spesso citate dai pentastellati, potrebbe essere difficile. Ridurre l'offerta riduce il gettito, non lo aumenta. E se aumenta la tassazione si riducono le vincite e, ancora una volta, il gettito. Tria ha annunciato l'intenzione di rilanciare gli investimenti pubblici per far ripartire il Pil. Un'idea accolta con scetticismo, per esempio, da un economista come Carlo Cottarelli, candidato premier per un giorno che già aveva fatto le pulci ai costi dei programmi di Cinque Stelle e Lega, trovando oneri per 125 miliardi e coperture per poche centinaia di milioni.
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