Alfredo Altavilla, presidente di Ita Airways, ha perso tutti i poteri. Il consiglio di amministrazione della compagnia, espressione dell’azionista unico, cioè il Tesoro, ha infatti azzerato le deleghe operative affidate al presidente esecutivo, ritenendolo responsabile di avere ostacolato o quanto meno ritardato il processo di privatizzazione. Tutti i poteri per gestire la procedura di vendita, entrata nella fase finale, sono stati affidati all’ad Fabio Lazzerini che, sempre ieri, si è recato al Tesoro per fare il punto della situazione. Dal Mef è arrivato, come prevedibile, l’appoggio al cda e l’invito a proseguire sulla strada della trattativa con Certares, Delta e Air France nell’«esclusivo interesse dell’azienda e del Paese».
Le tappe
A votare per il ritiro delle deleghe ad Altavilla sono stati 6 consiglieri su 9 (Lelio Fornabaio, Alessandra Fratini, Cristina Girelli, Simonetta Giordani, Silvio Martuccelli e Angelo Piazza), mentre l’ad Lazzerini si è astenuto. Durante la riunione, Altavilla si è difeso strenuamente. Sostenendo che i consiglieri di amministrazione non avrebbero potuto votare sul ritiro delle deleghe perché il punto non era all’ordine del giorno. Un parere “pro veritate” del professor Andrea Zoppini, messo agli atti durante il tesissimo incontro, ha fatto chiarezza, ribadendo la legittimità del voto in quanto spetta proprio al cda che ha attribuito i poteri anche l’onere di revocarli, a prescindere dagli ordini del giorno. Una facoltà che è stata quindi esercitata e che ha portato al ribaltone al vertice. In serata è circolata una voce secondo la quale il tutto andrebbe convalidato dall’assemblea e che fino a quel momento tutto resta come prima. E’ parsa però una posizione buona per innescare possibili ricorsi, ma difficilmente sostenibile alla luce del Codice civile.
C’è da dire che il Mef nonostante i numerosi avvertimenti - ben tre lettere sono state indirizzate al vertice negli ultimi mesi - avrebbe preferito evitare lo scontro, ma di fronte alle rigidità del presidente ha preferito chiudere subito il caso.
Dalla richiesta di un maxi-stipendio alla scelta degli advisor per gestire in esclusiva la vendita, anche questi con compensi eccessivi, fino allo stop ai dati sulla profittabilità delle rotte, erano ormai troppi i rilievi messi in evidenza dall’azionista.
Le prospettive
Un messaggio chiaro da parte del ministero. In sostanza i consiglieri vengono richiamati ad esercitare il loro diritto-dovere di controllare la situazione, alzando anche la voce. Spetta cioè a loro verificare se Ita stia collaborando lealmente nel rapporto con gli aspiranti compratori oppure no. Nonostante le spiegazioni di Altavilla, che aveva respinto al mittente le critiche, ieri la situazione è precipitata.
Va detto che qualora i sei consiglieri d’amministrazione fossero rimasti fermi, avrebbero rischiato un’azione di responsabilità da parte del ministero. Stessa procedura e rischio per il presidente. Ora bisognerà capire cosa farà Altavilla, privato delle sue prerogative e con l’azionista contro. Formalmente può restare alla presidenza, ma c’è anche chi parla di dimissioni. Sia come sia, sebbene ormai in uscita, il governo Draghi intende procedere - d’accordo con Giorgia Meloni - nel negoziato con Certares. Tanto che già ieri il fondo americano, rassicurato dal vertice di Ita, ha mostrato massima disponibilità ad andare avanti. Con o senza Altavilla.