Fiat Topolino, sequestrate 134 minicar: fabbricate in Marocco, non sono Made in Italy

Le vetture elettriche prodotte all’estero avevano sulla fiancata la bandiera tricolore

Fiat Topolino, sequestrate 134 minicar: fabbricate in Marocco, non sono Made in Italy
di Umberto Mancini
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Domenica 19 Maggio 2024, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 13:04

Nuovo stop a Stellantis con il sequestro di 134 Fiat Topolino. La Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane hanno posto i sigilli alle minicar elettriche sbarcate nel porto di Livorno. Venivano dal Marocco, dove sono state prodotte, ma sulla portiera avevano incollata la bandiera italiana e avrebbero riportato la dicitura «Made in Italy». Motivo per il quale i militari delle Fiamme Gialle e i funzionari del Fisco hanno contestato a Stellantis «la fallace indicazione sull’origine del prodotto», che non era «Made in Italy», ma fabbricato all’estero e poi arrivato in Toscana su una nave cargo.

I VINCOLI
Una stretta, quella su Stellantis, che parte da lontano e che rientra nella strategia più ampia del ministro Adolfo Urso che vuole tutelare le produzioni italiane. E chiede il rispetto delle norme che esistono, ma non sono mai state applicate. L’accusa è quella di aver violato la legge sul Made in Italy (350/2003), e in particolare l’articolo 4 comma 49, con un reato punito dall’articolo 517 del codice penale, che riguarda «l'importazione e l'esportazione a fini di commercializzazione ovvero la commercializzazione o la commissione di atti diretti in modo non equivoco alla commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza». 
Secondo la Gdf e l‘Agenzia delle Dogane, l’adesivo riportato sulle fiancate e sulle portiere potrebbe infatti «indurre a ritenere che le auto siano state prodotte in Italia».

A quanto risulta dal Tirreno, che ha riportato per primo la notizia, negli adesivi sarebbe riportata anche la scritta «Made in Italy». 

Una iniziativa che si lega ad un altra recentissima e che, proprio su impulso di Urso, ha costretto il gruppo guidato da Carlos Tavares, a fare marcia indietro anche sull’Alfa Romeo Milano, auto prodotta fuori dai confini nazionali, ma con sound tricolore. «Un’auto chiamata Milano - aveva attaccato Urso - non può essere prodotta in Polonia. Questo è vietato dalla legge, è un’indicazione fuorviante che non è consentita». Incassato il colpo, la casa automobilistica ha mutato il nome in “Junior”, chiudendo la polemica in fretta. Ora il caso si ripete, anche se in forma diversa. 

LE ACCUSE
Il sequestro è avvenuto mercoledì mattina sulle banchine del porto, mentre il reato contestato è quello di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, per il quale risulterebbe indagato, ma non ci sono conferme ufficiali, il procuratore della Stellantis Europa spa. Le bandiere tricolori sulle portiere sono state ritenute dalla procura segni ingannevoli per il consumatore finale, che vedendo gli adesivi sarebbe ritenuto a identificare l’Italia come Paese di produzione dei veicoli, in realtà realizzati nelle industrie marocchine. 

Le minicar, destinate alle concessionarie, sono attualmente bloccate in stato di deposito giudiziario ai terminal “Leonardo Da Vinci” e alla Cilp, la Compagnia impresa lavoratori portuali, dove sono sbarcate. Rimarranno qui, in custodia, fin tanto che non ne sarà disposto l’eventuale dissequestro. Sono, in totale, 119 Fiat Topolino e 15 Fiat Topolino Dolcevita. 

LA REPLICA
Il gruppo si è difeso replicando che «l’adesivo in questione aveva la sola finalità di indicare l’origine imprenditoriale del prodotto». E che «il design della nuova Topolino, che è una auto storica per Fiat sin dal 1936, è stato ideato e sviluppato a Torino da un team di professionisti». «In ogni caso - si aggiunge - per risolvere ogni questione è stato deciso di intervenire sui veicoli in sequestro con la rimozione dei piccoli adesivi previa autorizzazione delle autorità». 

Insomma, macchine indietro tutta. Nonostante il pressing del governo, Stellantis non sembra però intenzionata a cambiare rotta, preferendo i siti esteri che hanno costi minori. Una strategia fortemente contestata da Urso e dall’intero esecutivo che chiedono al gruppo di puntare sull’Italia e di rispettare le leggi del nostro Paese. Il ministro è comunque convinto di poter trovare un’intesa entro fine mese, l’obiettivo è quello di un milione di veicoli fabbricati dentro i confini nazionali. 
 

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