G7, la scommessa per un agroalimentare sostenibile e produttivo al summit di Siracusa

A settembre 2024 l’appuntamento decisivo per il settore, ma la partita contro le contraffazioni e in difesa delle Igp si gioca in Europa

G7, la scommessa per un agroalimentare sostenibile e produttivo al summit di Siracusa
di Carlo Ottaviano
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Venerdì 22 Dicembre 2023, 11:17

Appuntamento a settembre a Siracusa, il momento forse più importante del 2024 per il settore agricolo. A fare gli onori di casa sarà Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, che ha convocato nella città di Archimede il G7 agricolo (Stati Uniti, Canada, Giappone, Francia, Germania, Italia, Regno Unito). Le discussioni prenderanno il via dal documento approvato a Miyazaki (Giappone) nell’ultima riunione di aprile, con l’indicazione delle 12 azioni prioritarie per rendere i sistemi agro-alimentari più sostenibili, produttivi e resistenti. Ridurre, cioè, le emissioni di gas serra e «invertire la perdita di biodiversità, per diversificare le filiere di approvvigionamento e valorizzare le produzioni alimentari locali, regionali e globali attraverso l’attuazione di un’ampia gamma di innovazioni e la promozione di pratiche agricole meno invasive».

RECORD

Il ministro italiano punterà ovviamente a ribadire le parole d’ordine del primo anno del governo Meloni: no ad alimenti standardizzati, sì al cibo di qualità per tutti, contrasto ai falsi prodotti italiani e difesa delle indicazioni geografiche. Tutte tematiche che si giocano in primo luogo in campo europeo, all’interno della Comunità, dove l’Italia è senza dubbio uno dei big, se non altro per i numeri della filiera che incide – dalle imprese agricole fino alla ristorazione – per il 16% sulla formazione del prodotto interno lordo (si sale oltre il 20% tenendo conto dei mezzi tecnici per la produzione agricola), garantisce il lavoro a 1 milione e 400 mila addetti (che diventano 4 milioni, considerando anche ristoranti, distribuzione e commercio). Gigante anche nell’export che dovrebbe chiudere il 31 dicembre di quest’anno con la cifra record di 64 miliardi. Determinante – per un valore di circa 20 miliardi di euro – è il contributo del sistema delle indicazioni geografiche (326 cibi Dop, Igp e Stg e 527 vini Doc, Igp) dove vantiamo il record europeo per numero. «In un contesto macroeconomico sfavorevole e instabile – ha affermato commentando l’ultimo rapporto Ismea-Qualivita la direttrice generale di Ismea Maria Chiara Zaganelli – le nostre produzioni Dop e Igp hanno continuato a esercitare il loro impatto positivo, contribuendo ad attrarre flussi rilevanti di turismo enogastronomico, diffondendo la reputazione della qualità agroalimentare italiana e mantenendo vitale il tessuto socio-economico di aree rurali spesso interne». Proprio sulle denominazioni si gioca una delle prossime partite importanti a Bruxelles. In febbraio il Parlamento Europeo dovrebbe ratificare l’accordo raggiunto a fine anno sulle Indicazioni Geografiche. Finalmente uno stop forte e chiaro a bluff (il più recente quello del vino dolce croato Prosek che non è neanche lontano parente del nostro Prosecco) che cercano di sfruttare l’evocazione di nomi simbolo del Made in Italy. Altro dossier urgente in discussione a Bruxelles riguarda la nuova genetica green (Tea) che non ha nulla a che vedere con i vecchi Ogm transgenici. Durante la presidenza spagnola non è stato trovato un compromesso. Così a partire da gennaio ci proverà la presidenza affidata al Belgio. «Le Tea – afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – sono una risorsa determinante per l’Italia per tutelare la biodiversità dell’agricoltura e, al contempo, migliorare l’efficienza del nostro modello produttivo attraverso varietà più resistenti, con meno bisogno di agrofarmaci ed acqua. In questo scenario il ruolo della ricerca pubblica è insostituibile». L’attenzione sul rinnovo del Parlamento europeo è altissima, anche perché tra i primi impegni che dovrà affrontare il nuovo esecutivo della Ue, ci saranno le proposte sul bilancio pluriennale dopo il 2027 e la riforma della PAC, la Politica agricola comune. «Di fronte alle sfide poste dal cambiamento climatico e dalla transizione energetica – afferma Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricotura – l’Unione europea rischia di scivolare in una posizione di secondo piano in uno scenario globale segnato dalla competizione tra Stati Uniti e Cina». Nella confusa situazione attuale non pochi interrogativi sono legati all’ingresso di Ucraina e altri Paesi. «L’allargamento – aggiunge Giansanti – è senz’altro un fattore stabilizzante per l’intera comunità internazionale, ma l’Unione difetta in termini di efficienza. I processi decisionali sono troppo lenti rispetto alle sollecitazioni di un mondo che cambia velocemente. Le dimensioni del bilancio attuale della UE, appena l’1,2 per cento del prodotto interno lordo dei 27 Stati membri, sono inadeguate. E la sicurezza alimentare assicurata ai cittadini europei costa solo lo 0,4 per cento del Pil dell’Unione».

Per il ministro Lollobrigida «l’obiettivo dell’Italia è ripensare la sovranità alimentare in Europa, per assicurare gli approvvigionamenti e un modello che metta l’agricoltura al centro dello sviluppo. In questa prospettiva – annuncia – chiederemo a Bruxelles di rafforzare il budget agricolo con la prossima riforma della Pac».

I TAGLI

Purtroppo, i contributi europei sono invece destinati a scendere perché l’allargamento dell’Unione peserà sugli altri Stati che dovranno accontentarsi di minori risorse da Bruxelles. I tagli colpiranno in primo luogo l’agricoltura, principale voce del bilancio Ue. E l’impatto non sarà solo questo. «L’Ucraina – segnala Giansanti – è tra maggiori esportatori di cereali e semi oleosi a livello globale. Nonostante le immense difficoltà poste dall’invasione russa, è diventata nel giro di un anno il terzo fornitore di prodotti agroalimentari sul mercato europeo, per effetto della sospensione dei dazi e dei contingenti. Nel 2021, le importazioni degli Stati membri ammontavano a 7 miliardi di euro. Un anno dopo, sono salite a più di 13. E l’impatto destabilizzante su alcuni mercati è stato particolarmente sensibile». A livello nazionale la scadenza 2024 riguarda la definizione del Piano agricolo nazionale. «Sempre annunciato, ma mai realizzato – denuncia Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani – è essenziale per invertire la rotta, collocando finalmente il settore primario tra i protagonisti della filiera agroalimentare. Come Cia proponiamo un approccio sistemico e normativo immediato e semplificato con diversi piani di intervento: dall’accrescimento del peso economico dell’agricoltore all’interno della filiera, alla valorizzazione del suo ruolo di presidio ambientale, anche a salvaguardia delle aree interne a rischio spopolamento». Tante altre le misure attese dai produttori agricoli. Per Tommaso Battista, presidente di Copagri, è «fondamentale favorire il rispetto dei principi stabiliti dal decreto legislativo 198/2021, che vieta l’acquisto di beni agroalimentari al di sotto dei costi di produzione, ma anche interventi per un maggiore accesso ai finanziamenti e al credito a breve termine».

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