Dai voucher alla salute, il posto di lavoro si sceglie anche per misure di welfare offerte dall'azienda

De Santis (Eni): «Serve ascoltare le esigenze dei dipendenti e delle diverse generazioni»

Dai voucher alla salute, il posto di lavoro si sceglie anche per misure di welfare offerte dall'azienda
di Mario Baroni
5 Minuti di Lettura
Lunedì 22 Gennaio 2024, 11:16

Il 40% dei lavoratori lascerebbe il proprio posto di lavoro per una nuova azienda capace di offrire maggiori vantaggi di welfare, e ben il 62% delle aziende ha deciso di incrementare l’offerta di benefit nell’ultimo anno. Una conferma, se ce ne fosse stata la necessità, di quanto pesino i piani di welfare aziendali nelle politiche delle Risorse umane, sia per acquisirne di nuove, sia per trattenere i collaboratori già acquisiti. I dati raccolti dall’Osservatorio della società benefit Tantosvago ribadiscono l’importanza del benessere aziendale, come fattore determinante nella scelta del posto di lavoro. Benessere per i lavoratori, opportunità e convenienza – anche fiscale – per le aziende. Secondo l’indagine Benefits Trends Survey di Willis Towers Watson (Wtw), il 59% delle imprese italiane considera i benefit aziendali uno strumento concreto di sostegno al reddito. Ma solo il 21% dei datori di lavoro ritiene che la propria comunicazione sui benefit offerti sia altamente efficace nel tenere informati e coinvolti i dipendenti.

LA SCELTA

Il 40% dei datori di lavoro si è già attivato per offrire un maggiore supporto nelle decisioni, fornendo ai dipendenti informazioni per comprendere meglio le varie opzioni e i costi nella scelta dei benefit, circa la metà degli intervistati ha dichiarato di stare valutando o di aver pianificato interventi di questo tipo. Il welfare aziendale come leva strategica nella gestione delle risorse umane e tema centrale per strutturare un’adeguata comunicazione interna: non a caso anche la Legge di Bilancio 2024 ha introdotto qualche novità sul tema. È stato confermato – tra l’altro – l’aumento della soglia di deducibilità per l’anno in corso: sarà di 2.000 euro per chi ha figli a carico e di 1.000 euro per tutti gli altri. Soprattutto le grandi aziende, da anni, hanno investito sul tema del welfare aziendale, come pilastro fondamentale nella relazione collaboratore-datore di lavoro: da Luxottica a Pirelli. Tra i leader certamente anche Eni che può essere considerata come una vera e propria “caring company”. Questa dimensione di cura delle persone nel tempo si è concretizzata in un sistema di benefit e welfare aziendale che comprende un insieme di servizi, iniziative e strumenti volti a migliorare il benessere dei dipendenti. Le iniziative di welfare sono continuamente aggiornate e progettate partendo dall’ascolto strutturato delle persone perché, evidenzia Luca De Santis, responsabile risorse umane e organizzazione di Eni, «il successo del welfare è strettamente legato alla capacità di evolversi costantemente e di intercettare nuove esigenze per rispondere a bisogni di generazioni diverse e in ambiti diversi: sanitario, previdenziale, supporto al reddito e alla famiglia, work life balance».

Work life balance significa anche poter organizzare e gestire il proprio tempo conciliando i tempi di lavoro e della vita privata. E ancora: tante le iniziative previste anche in ambito salute, con l’offerta di servizi integrativi rispetto a quanto previsto dal sistema sanitario nazionale, tra cui “Più Salute”, il nuovo servizio con cui Eni offre gratuitamente alle proprie persone e ai loro familiari un’assistenza medica qualificata immediata, digitale e domiciliare. Attenzione particolare alle famiglie per la cura dei figli. Ma anche ai dipendenti più giovani. Alla fine del 2023, inoltre, Eni ha deciso di adottare un piano di interventi straordinari per un ammontare complessivo pari a circa 85 milioni di euro per supportare i circa 20mila dipendenti, non dirigenti, del gruppo in Italia. Da una “una tantum” di 3.000 euro nel mese di novembre 2023, all’incrementato del 45% del valore del buono pasto elettronico e un bonus carburante/ricarica elettrica del valore di 200 euro.

Un’impresa quindi molto vicina alle proprie persone e dove il welfare, sottolinea De Santis, rappresenta «una leva fondamentale per incrementare la qualità della vita e per riconoscere il contributo fondamentale delle nostre persone nel percorso di profonda transizione energetica in cui è impegnata l’azienda».

Luca De Santis, responsabile Risorse Umane e Organizzazione di Eni

COSA VUOI FARE “DI” GRANDE? IL PIANO PER PROMUOVERE I TALENTI

Far parte di qualcosa di grande: è la promessa che Eni fa a chi vuole entrare in azienda. Tanto da trasformare la tradizionale domanda – “Cosa vuoi fare da grande?” – in una versione un po’ aggiornata: “Cosa vuoi fare di grande?”. 

Un quesito più focalizzato sull’individuo, sulla sua capacità di autodeterminarsi, di pensare senza confini e di esprimere le proprie potenzialità. Perché, “qualunque sia la tua ambizione, in Eni puoi trovare gli strumenti per realizzarla”, spiegava la campagna di employer branding lanciata lo scorso autunno. 

L’employer branding è il processo di costruzione della reputazione di un’azienda in quanto datore di lavoro, attraverso un insieme di iniziative volte a posizionarla in un determinato modo nella mente dei potenziali candidati, degli attuali dipendenti e di altri stakeholder.
Un obiettivo per tutte le aziende, ma non tutte, però, hanno la capacità di focalizzare il tema, e non tutte hanno gli strumenti e le azioni da proporre per trasformare la promessa in qualcosa di credibile. 

UN’AZIENDA GLOBALE 

Eni è un’azienda globale dell’energia a forte contenuto tecnologico. Con un obiettivo istituzionale dichiarato: guidare concretamente una transizione energetica socialmente equa creando valore nel lungo termine. Le nuove generazioni dimostrano un’attenzione particolare ai valori della sostenibilità e, in generale, ai temi della transizione energetica che Eni sta portando avanti, implementando una strategia per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 puntando sulle competenze e sulla crescita delle persone e investendo risorse nella ricerca di soluzioni tecnologiche innovative. 

La dimensione internazionale è uno dei fattori certamente attrattivi: spaziare per crescere. E un continuo processo di formazione e aggiornamento dentro e fuori dell’azienda. In questa offerta articolata non mancano le politiche di welfare: la scelta del luogo di lavoro si orienta ormai non solo sui livelli retributivi, ma anche sull’offerta di crescita professionale.
Da sempre Eni collabora con le maggiori università italiane per realizzare programmi di formazione, anche attraverso la Faculty Interna, utilizzando metodologie innovative di apprendimento e mettendo al centro la persona per integrare la formazione con le competenze aziendali del futuro. Vuol dire promuovere nuovi corsi di laurea, nuovi master, allo scopo di unire le expertise accademiche e aziendali per affrontare al meglio le sfide sul futuro della transizione energetica. 

LA SCUOLA MATTEI

Il futuro viene da lontano. È dal 1957, con la Fondazione della Scuola Mattei, che Eni ha dato vita al primo esempio di formazione post-universitaria in Italia, un punto di riferimento per i professionisti del settore energetico. Data la natura del suo business, Eni offre percorsi professionali in moltissimi settori. I titoli di studio maggiormente richiesti sono le lauree in ambito tecnico-scientifico, per esempio Ingegneria, Informatica, Geologia, e ulteriori lauree di diversa natura quali, per esempio, Economia e Giurisprudenza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA