Processo alla badante violenta, botte e minacce alla donna down che le era stata affidata

L'ingresso del tribunale di Frosinone
di Marina Mingarelli
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Mercoledì 17 Gennaio 2024, 08:53

Maltrattamenti su una donna disabile affetta da sindrome di Down . Questa l'accusa che ha portato a processo una badante di 49 anni residente a Veroli. Da quando era morta la madre dell'invalida, l'imputata si era occupata di lei giorno e notte. E proprio tra le mura domestiche di quell'abitazione, secondo quanto emerso dalle indagini, la donna sarebbe stata vittima di soprusi e di angherie da parte della governante. A far scattare la segnalazione alle autorità preposte, alcuni vicini di casa che sovente udivano le urla ed i pianti della disabile. Da qui l'avvio delle indagini che hanno portato la badante sotto processo. Secondo gli elementi raccolti dagli investigatori della procura la donna obbligava l'assistita a pulire tutto quello che sporcava e la obbligava a provvedere alla cura della sua persona o altre incombenze domestiche. Sempre secondo le informazioni raccolte, la 49enne usava toni perentori e molto duri, minacciandola di punizioni corporali se non obbediva a quelli che erano i suoi ordini. Le parole proferite nei suoi confronti ferivano profondamente la disabile che reagiva piangendo e gridando. Ogni movimento che faceva in casa era motivo di discussione. La governante pretendeva che facesse soltanto quello che lei chiedeva. Addirittura la minacciava di riempirla di botte, se andava a scaricare l'acqua nel bagno o se infilava le ciabatte nel posto sbagliato. Così come le vietava di affacciarsi alla finestra perché diceva non doveva prendere aria. Una volta l'aveva umiliata perché nel defecare nel pannolone si era sporcata. All'inabile aveva detto che se la prossima volta non fosse andata in bagno l'avrebbe lasciata nella sporcizia e nel fetore tutta la giornata. Quando si sporcava pretendeva che si lavasse da sola E poi c'erano gli schiaffi quando, secondo la badante, non si comportava come avrebbe dovuto. Per non parlare di quando la etichettava con le parole «Zozza, schifosa» e altri epiteti peggiori.

E se piangeva le faceva il verso di qualche animale per prenderla in giro. Talvolta per schernirla e spaventarla simulava a casa l'arrivo di un'altra badante minacciando di lasciare il lavoro e di non curarsi più a lei. Tali maltrattamenti avevano portato la down ad un continuo regime di sofferenze fisiche e morali. Sovente la 54enne si rinchiudeva nella sua camera piangendo. L'imputata, difesa dagli avvocati Giampiero Vellucci e Alfredo Magliocca, ieri mattina è salita sul banco dei testimoni. La donna ha riferito che sovente era costretta a mettere in atto maniere molto rigide per farsi obbedire, ma di non averla mai sfiorata nemmeno con un dito. A detta della governante, sovente a sue spese, la portava in pizzeria o a mangiare un gelato, o la accompagnava ad ascoltare il coro in chiesa che a lei piaceva molto. Ha poi riferito che svolgeva attività di collaboratrice domestica già da quando viveva la madre.
Quindi conosceva la ragazza da tantissimo tempo, motivo per il quale le era molto affezionata. «Talvolta- ha detto in aula,- ho detto qualcosa per provocazione, ma sempre sotto forma di scherzo», Si torna in aula il prossimo 26 marzo. In quella data verranno ascoltate altre persone della pubblico ministero. I familiari che si sono costituiti parte civile sono rappresentati dall'avvocato Filippo Misserville.

Marina Mingarelli
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